Un'altra falla su Waltz, Gabbard e Hegseth: cellulari, email e password finiscono online

Possibile che i dispositivi siano stati colpiti da spyware o spiati da potenze straniere. E cresce il pressing per le dimissioni

Un'altra falla su Waltz, Gabbard e Hegseth: cellulari, email e password finiscono online
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Nella settimana forse più complessa per l'amministrazione di Donald Trump aumenta il pressing da parte degli stessi alleati del presidente affinché licenzi il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz per il chatgate. Ma nel frattempo un'altra imbarazzante falla nella sicurezza colpisce il governo del tycoon, con i dati privati di Waltz, oltre che del capo del Pentagono Pete Hegseth e della direttrice della national intelligence Tulsi Gabbard finiti online. È Der Spiegel a rivelare attraverso le sue ricerche che i numeri di cellulare e gli indirizzi e-mail, per lo più correnti, e persino alcune password degli alti funzionari statunitensi possono essere trovati tramite servizi di ricerca dati commerciali e informazioni hackerate arrivate su internet. I numeri di Gabbard e Waltz sarebbero stati collegati ad account sui servizi di messaggistica WhatsApp e Signal e, come riferisce il quotidiano tedesco, ciò li ha esposti all'installazione di spyware sui loro dispositivi.

Addirittura è possibile che agenti stranieri li stessero spiando durante l'episodio che li ha messi nei guai, ossia la chat di gruppo di Signal sui piani top secret degli Stati Uniti per attaccare militarmente i ribelli Houthi in Yemen il 15 marzo, dove il consigliere per la sicurezza nazionale ha inavvertitamente inserito anche il direttore di The Atlantic Jeffrey Goldberg. In totale sono dieci ad aver partecipato alla chat: oltre a Goldberg, appunto, c'erano Waltz, Hegseth, Gabbard, e ancora il vice presidente JD Vance, il segretario di stato Marco Rubio, il capo della Cia John Ratcliffe, l'inviato speciale Steve Witkoff, il capo di gabinetto Susie Wiles e il vice capo di gabinetto per la politica Stephen Miller. Trump per ora continua a sminuire la vicenda definendola una «caccia alla streghe», sottolinea che «Mike si è assunto la responsabilità», e «Pete non c'entra nulla, sta facendo un lavoro grandioso». A suo parere, «potrebbe essere un problema della piattaforma Signal». Anche la Casa Bianca afferma che «non abbiamo mai negato che si sia trattato di un errore, e il consigliere per la sicurezza nazionale se ne è assunto la responsabilità». «Abbiamo detto che stiamo apportando delle modifiche, e stiamo esaminando la questione per assicurarci che non possa mai più accadere», sottolinea la portavoce Karoline Leavitt, ribadendo allo stesso tempo che Trump «ha messo insieme una squadra e continueremo a concentrarci su questo. Penso che l'arresto di un capobanda della MS 13 questa mattina la dica lunga sulla fiducia del presidente e del suo team».

Nonostante le rassicurazioni, tuttavia, dopo le ultime pubblicazioni di The Atlantic con i dettagli degli attacchi agli Houthi, un crescente numero di democratici chiede che il segretario alla Difesa e il consigliere per la sicurezza nazionale vengano silurati o si dimettano, sottolineando che sono state violate procedure di sicurezza di lunga data per la gestione di informazioni militari sensibili. «Se questo piano molto dettagliato fosse finito nelle mani sbagliate, degli americani sarebbero morti in questo momento», afferma il deputato Maxwell Frost, membro della leadership dem, in un post su X, ribadendo che i due alti funzionari devono essere «licenziati immediatamente». E persino tra gli alleati di Trump cresce il pressing affinché Waltz venga rimosso dall'incarico.

Un numero crescente di persone vicine al presidente chiede che licenzi il consigliere per tentare di mitigare le ricadute politiche della vicenda: alcuni suggeriscono che «bisogna scaricare la situazione su qualcuno per sistemare le cose. La persona più ovvia con cui farlo è Waltz». Mentre un ex alto funzionario Usa commenta: «Se fosse successo a me avrei già rassegnato le dimissioni. È una questione di onore e responsabilità».

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