Oggi, alla Camera, scade il termine per la presentazione degli emendamenti al ddl Cirinnà. Ma, a giudicare dalle dichiarazioni di Micaela Campana, responsabile del Pd per il welfare e terzo settore e relatrice del ddl in Commissione Giustizia alla Camera, dove il testo approderà la prossima settimana, la discussione sul disegno di legge non sarà poi molto articolata. “Le Unioni Civili sono un provvedimento prioritario per il Pd e per il governo”, ha affermato la relatrice. E, dunque, devono diventare al più presto legge: è per questo che i bene informati affermano che il testo del ddl approdato alla Camera è un testo “blindato”. Al quale non è ammessa alcuna modifica, e sulla cui approvazione non è ammesso alcun, conseguente, ritardo.
Forza Italia, con un emendamento firmato dai deputati Di Stefano, Palmieri ed altri, ha raccolto però la richiesta di molti sindaci italiani che hanno chiesto di poter inserire nel testo del ddl la “clausola” della obiezione di coscienza per la celebrazione delle unioni civili tra le persone dello stesso sesso, nel rispetto del diritto alle libertà di pensiero, coscienza e religione. Già il 10% dei sindaci italiani, contattati dai deputati che hanno promosso l’iniziativa, sarebbero favorevoli all’introduzione di una modifica in tal senso al testo del ddl, secondo i dati forniti questa mattina in una conferenza stampa alla Camera dei Deputati dall’on. Fabrizio Di Stefano, di Forza Italia, firmatario dell’emendamento.
“Voglio tranquillizzare tutti non sono un alieno, e Castiglion Fiorentino non è un paese di alieni, è un comune di 13.500 abitanti in cui ci sono diverse sensibilità, tra cui la mia, sul tema delle unioni civili”, ha esordito durante la stessa conferenza stampa, Mario Agnelli, il sindaco di Castiglion Fiorentino, in prima linea nel rivendicare il diritto dei sindaci e degli altri pubblici ufficiali, di rifiutarsi di celebrare le unioni civili tra omosessuali. Agnelli è convinto che “la clausola dell’obiezione di coscienza, non impedisce di celebrare le unioni civili, ma permette e assicura il rispetto delle opinioni e delle coscienze personali”. Quella dell’obiezione di coscienza è una questione di tutela e “di rispetto delle sensibilità di tutti, pure di quelli che non vogliono celebrare dei riti che si ritengono contrari ai propri principi etici e religiosi”, anche secondo Fabrizio Di Stefano, il quale ha affermato che solo nella regione Abruzzo quaranta sindaci hanno sottoscritto la richiesta di presentazione di questo emendamento.
Sono circa un centinaio invece i primi cittadini che hanno raccolto lo stesso appello fatto dalla Onlus Pro Vita, secondo il portavoce dell’associazione Alessandro Fiore, che ha moderato stamane la conferenza stampa alla Camera dei Deputati. "Rispetto a questo argomento non si può sostenere che si è di fronte ad opinioni personali, in quanto si tratta di scelte che hanno una portata sociale macroscopica”, ha detto Alessandro Fiore, “al di là del fatto che probabilmente sarebbero di più gli obiettori, rispetto ai gay che desiderano sposarsi”. La questione dell’obiezione di coscienza, come è stato ricordato, è infatti esplosa in tutti i Paesi in cui sono state introdotte le unioni civili e i matrimoni egualitari: un caso su tutti, quello di Kim Davis, l’impiegata americana del Kentucky, condannata al carcere per essersi rifiutata di registrare un matrimonio tra persone dello stesso sesso, perché contro i propri principi religiosi.
In più, non sarebbero solo i sindaci di “opposizione” ad essere d’accordo con l’idea di inserire questa clausola all’interno della futura legge, ma anche diversi sindaci a favore delle unioni civili, reputerebbero giusto offrire a chi non è d'accordo la possibilità di esercitare questa libertà di scelta. Ad essere trasversale, inoltre, sarebbe anche l’appoggio a questo emendamento, con un deputato del Pd che sembrerebbe averlo sottoposto anche all’attenzione del Presidente del Consiglio, che però, da parte sua, non sarebbe disposto ad aperture di questo tipo. Il testo è “blindato” ripete, infatti, anche Massimo Gandolfini, del Comitato organizzatore del Family Day: “non può essere cambiato di una virgola, perché se cambia deve tornare al Senato, e dal Senato non uscirebbe più”. “L’unico modo per evitare che non venga posta nessuna modifica al testo, compreso l’emendamento sull’obiezione di coscienza, sarà porre la questione di fiducia”, ha detto Gandolfini.
Che va ancora una volta all’attacco di Renzi: “questo sarebbe il secondo schiaffo alla democrazia e al popolo democratico ricevuto dal segretario di un partito che ha nel suo titolo il termine di democratico” ha affermato Gandolfini ripetendo che sia nell’iter, sia nella struttura, il ddl Cirrinnà, ribattezzato dal presidente del comitato organizzatore del Family Day, “ddl Boschi-Renzi”, continua a rimanere “un testo incostituzionale”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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