Vaccini, Def e recovery. Aprile mese decisivo per il governo Draghi

Il rischio è che si accavallino le scadenze E la linea rigorista divide la maggioranza

Vaccini, Def e recovery. Aprile mese decisivo per il governo Draghi

Nel day after del Consiglio dei ministri che mercoledì ha dato il via libera al decreto Covid, continua - seppur sottotraccia - il confronto tra le diverse anime del governo. Il tema aperture/chiusure, d'altra parte, terrà banco per tutto aprile ed è destinato a diventare più caldo con l'avvicinarsi della metà del mese, quando in molti attendono un eventuale «tagliando» alle misure restrittive che, allo stato, il decreto impone fino al 30 aprile.

Grazie all'insistenza del ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini, infatti, nel provvedimento sono state inserite sei righe che contemplano la possibilità - qualora i numeri lo consentano - di valutare la riapertura di alcune attività senza attendere la fine del mese. Un punto di mediazione su cui ha molto insistito Forza Italia e che, alla fine, Mario Draghi ha deciso di accogliere nonostante le forti perplessità manifestate in proposito dal ministro della Salute Roberto Speranza. Un'indicazione che ha un valore squisitamente politico, visto che è di tutta evidenza che se la situazione dovesse migliorare, anche solo in alcune zone, si procederà ad allentare le misure. D'altra parte, così è stato fino ad oggi. Però, nel braccio di ferro che si è venuto a creare nei giorni scorsi e con Matteo Salvini in prima linea nel chiedere un approccio meno rigido, il solo fatto che la Gelmini sia riuscita a spuntare un'esplicita previsione nel decreto è comunque un successo. Che, non a caso, il ministro ieri rivendicava. «I numeri dell'emergenza adesso non ci permettono di riaprire le attività economiche, ma - spiega in un post su Facebook - grazie alla nostra proposta di sintesi, se dovesse esserci un calo nei contagi e un netto aumento delle somministrazioni dei vaccini, potremmo rialzare le serrande di bar e ristoranti quanto prima». Insomma, «è passata la linea di Forza Italia».

Il leader della Lega, ieri impegnato a Budapest per un incontro trilaterale con il premier ungherese Viktor Orban e il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, non è tornato sul tema chiusure. Ma è del tutto evidente che il tema resta caldo. Non solo in vista del cosiddetto «tagliando» di metà mese, data verso la quale si stanno creando aspettative in alcuni settori produttivi, ma anche perché Fratelli d'Italia non molla la presa. Con l'agilità dell'essere all'opposizione, infatti, Giorgia Meloni si può permettere di dire pubblicamente esattamente quello che Salvini pensa e dice in privato. «Draghi si finge un rivoluzionario rispetto a Giuseppe Conte per poi dimostrarsi in perfetta continuità con lui su temi cruciali come riaperture e ristori», affonda su Twitter la leader di FdI. Lo stesso identico ragionamento fatto dall'ex ministro dell'Interno in diversi incontri con i vertici della Lega. Salvini, però, non può attaccare frontalmente Draghi, a meno di non voler rischiare di incrinare seriamente la maggioranza che lo sostiene. Così, punta tutto su Speranza, considerato il vero - e solo - responsabile della linea rigorista del governo. Sposata non solo dal Pd, ma - evidentemente - anche dallo stesso Draghi.

Si annunciano, dunque, settimane agitate. Continuerà, infatti, il tira e molla sulle aperture. Che incrocerà non solo l'andamento del piano vaccinale, ma anche Def e Recovery fund. Il Documento di economia e finanza andrebbe infatti presentato entro il 10 di aprile, ma già si dà per scontato uno slittamento.

E poi il governo si dovrà presentare alle Camere per le comunicazioni sul Recovery, almeno qualche giorno prima della scadenza entro cui va inviata a Bruxelles la versione definitiva del piano. Quindi, presumibilmente, l'appuntamento in Parlamento è per l'ultima settimana di aprile. Politicamente parlando, un vero e proprio «imbuto».

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