Il piano vaccinale al momento è dimezzato. A confermarlo alle Regioni è lo stesso commissario all'emergenza, Domenico Arcuri. I 30 milioni di dosi che avrebbero dovuto essere consegnati entro fine marzo in Italia sono invece scesi a 15: circa la metà appunto di quanto previsto dal piano strategico. Conseguenza dei ritardi nella consegna da parte di Pfizer e dell'ultima pessima notizia arrivata da Astrazeneca che, una volta ottenuta l'approvazione da Ema (l'autorità europea per i farmaci) consegnerà soltanto 3,4 milioni di dosi entro fine marzo e non gli 8 milioni sui quali contava il governo italiano. A questi si aggiungono gli 8,7 milioni di Pfizer (sempre che la Big pharma rispetti le prossime scadenze) e il milione e 300mila di Moderna. La prima consegna del vaccino di AstraZeneca è prevista per il 15 febbraio, la seconda il 28 febbraio e infine il 15 marzo.
L'obiettivo di arrivare all'immunità di gregge prima del prossimo autunno con circa 50 milioni di persone vaccinate al momento dunque appare irraggiungibile. Il piano originale presentato da Arcuri in dicembre prevedeva 13,7 milioni di immunizzati ad aprile e 21,5 milioni a maggio.
Tocca al viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, fare i conti con i rinvii. I ritardi comunicati da Pfizer e Astrazeneca, spiega Sileri «faranno slittare di circa quattro settimane i tempi previsti per la vaccinazione degli over 80 e di circa 6-8 settimane quella per il resto della popolazione». Sileri conferma che la strategia resta quella di utilizzare le dosi a disposizione per garantire il richiamo «nei tempi previsti a coloro che hanno già ricevuto la prima somministrazione, cioè soprattutto per gli operatori sanitari». Ma proprio dai medici è stata sollevata una pesante polemica sul fatto che molti non aventi diritto hanno invece ricevuto la vaccinazione. Quasi 400mila dosi, ha denunciato Filippo Anelli, presidente Fnmoceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici) «sono state iniettate a personale non sanitario e non appartenente ad aree a rischio». Ma Sileri assicura che, con l'approvazione di Astrazeneca, la campagna riprenderà «con maggior forza per i medici e gli infermieri» sottolineando che «questo tipo di rallentamento coinvolge tutta l'Europa e buona parte del mondo. Ma confido che il ritardo possa essere colmato più avanti».
Ottimismo che deriva forse dalle rassicurazioni arrivate ieri da Pfizer sulla quale pende una minaccia di causa dal governo italiano ma anche da parte della Ue. L'azienda assicura che dalla settimana prossima la fornitura torna a regime ribadendo che i ritardi sono stati dovuti alla ristrutturazione del sito produttivo belga di Puurs. Non solo. La Pfizer fa notare che da ogni fiala invece di 5 dosi in Italia ne sono state ricavate 6. Quindi Pfizer avrebbe ridotto il numero di fiale ma non quello delle dosi previste, che resta lo stesso. Tutto sarebbe frutto di «un fraintendimento nel conteggio delle dosi che non è il conteggio delle fiale». Ma è un fatto che la campagna vaccinale ha subito una brusca frenata.
Ma chi sarà penalizzato dai ritardi? Oltre agli over 80 i circa 13 milioni e 400mila italiani tra i 60 e i 79 anni. Poi 7 milioni e mezzo di cittadini che soffrono di malattie croniche a prescindere dall'età.
A seguire tutti gli altri: i docenti e il personale scolastico, le forze di polizia, il personale delle carceri e i detenuti.Oltretutto c'è il rischio che Astrazeneca ottenga l'indicazione soltanto per chi ha meno di 55 anni e a quel punto molti anziani resterebbero scoperti e si dovrebbe necessariamente rivedere la strategia vaccinale.
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