Vaccini veloci a tappeto, addio Primule e burocrati. La svolta delle cure a casa

"La casa come principale luogo di cura". L'orizzonte del premier, Mario Draghi, non si chiude sulla soluzione dell'emergenza ma getta le fondamenta per una riforma strutturale del sistema sanitario nazionale

Vaccini veloci a tappeto, addio Primule e burocrati. La svolta delle cure a casa

«La casa come principale luogo di cura». L'orizzonte del premier, Mario Draghi, non si chiude sulla soluzione dell'emergenza ma getta le fondamenta per una riforma strutturale del sistema sanitario nazionale alla luce della durissima lezione impartita dal Covid. Se fosse stato possibile curare a domicilio la maggioranza dei pazienti non acuti si sarebbero risparmiate molte vite. Non soltanto quelle di chi era già contagiato da Sars Cov2 ma anche di chi era in ospedale per altri motivi e proprio qui, soprattutto nella prima fase dell'epidemia, ha contratto il coronavirus e anche di chi ha dovuto rimandare visite ed interventi perché tutte le energie della sanità pubblica erano assorbite dall'emergenza epidemia. Dunque le cure domiciliari e le strutture assistenziali con una presenza capillare sul territorio saranno lo scheletro che sostiene la riforma immaginata da Draghi. «Il punto centrale è rafforzare e ridisegnare la sanità territoriale, realizzando una forte rete di servizi di base: case della comunità, ospedali di comunità, consultori, centri di salute mentale, centri di prossimità contro la povertà sanitaria», elenca il presidente del consiglio, esattamente quello che è mancato nella lotta all'epidemia quando tutto il peso è ricaduto sugli ospedali che sono andati in saturazione.

Poco prima che Draghi tenesse il suo discorso a Palazzo Madama i vertici dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, e del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli hanno incontrato il sottosegretario alla presidenza del consiglio Roberto Garofoli e poi lo stesso Draghi. A conferma che al primo punto della sua agenda operativa c'è l'emergenza sanitaria. Nell'incontro è stato ribadito che la vaccinazione di massa della popolazione è l'unico modo per arginare la diffusione delle nuove varianti. E su questo fronte il premier è stato chiaro: le primule al momento restano in soffitta. La campagna vaccinale deve accelerare mobilitando «tutte le energie su cui possiamo contare, ricorrendo alla protezione civile, alle forze armate, ai tanti volontari» e si deve aprire ad una fattiva collaborazione con gli enti locali perché non si devono «limitare le vaccinazioni all'interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti» ma invece «abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private». Quindi cliniche e ambulatori privati ma anche strutture normalmente destinate ad altro uso come le caserme.

Certamente il primo tema è quello delle dosi, Draghi si muoverà esclusivamente nel solco dell'Europa usando tutta la sua autorevolezza per sollecitare il presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen a velocizzare il processo di acquisto anche «imparando da Paesi che si sono mossi più rapidamente di noi disponendo subito di quantità di vaccini adeguate», alludendo alla Gran Bretagna. «La velocità è essenziale non solo per proteggere gli individui e le loro comunità sociali, ma ora anche per ridurre le possibilità che sorgano altre varianti del virus», insiste Draghi. E proprio ieri la Von der Layen ha annunciato l'acquisto di 300 milioni di dosi di Moderna, aprendo anche allo Sputnik con un avvertimento: comprare fuori dallo scherma europeo «è rischioso».

Draghi guarda anche oltre l'emergenza e per un futuro costellato di sfide legate all'invecchiamento della popolazione e delle cronicità la chiave è l' assistenza domiciliare integrata e il potenziamento della telemedicina. «Sulla base dell'esperienza dei mesi scorsi dobbiamo aprire un confronto a tutto campo sulla riforma della nostra sanità», dice Draghi. Soltanto una rete capillare di servizi sanitari territoriali è la strada «per rendere realmente esigibili i Livelli essenziali di assistenza e affidare agli ospedali le esigenze sanitarie acute, post acute e riabilitative. La casa come principale luogo di cura è oggi possibile con la telemedicina, con l'assistenza domiciliare integrata».

Una riforma che godrà dei finanziamenti del Recovery Fund: 18 miliardi ottenuti, va riconosciuto, grazie all'insistenza del ministro della Salute, Roberto Speranza.

Dentro quella cifra ci sono 7,5 miliardi da destinare alla realizzazione di almeno 2.500 case di comunità, una ogni 25mila abitanti. Due miliardi saranno destinati alla costruzione degli ospedali di comunità: per pazienti che non possono essere curati a casa ma non così gravi da richiedere il ricovero.

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