Pizzaballa. Ricordate l'attesa spasmodica nell'aprire i pacchetti delle figurine sperando di trovare il mitico «portierone» dell'Atalanta e completare l'album Panini? Ecco, gli appassionati di calcio stanno rivivendo qualcosa di simile in queste ore.
Walter Veltroni, ex segretario nazionale del Pd, sta meditando di passare al vertice della Lega (Calcio). Ha appena ammesso: «Sì, è vero, sono stato consultato sull'ipotesi, e ne sono onorato. Al momento è solo un'ipotesi, non è invece assolutamente vero che abbia dato la mia disponibilità». Insomma: qualche ora e poi finalmente scioglierà la riserva. Riuscirete ad attendere? La storia si ripete: si nasce incendiari e si muore pompieri. Veltroni ha 61 anni, è stato sei volte onorevole e potrebbe godersi un onorevole riposo. Gli mancherebbero quattro annetti alla pensione, ma ha completato più di due legislature e quindi il vitalizio arriva puntuale: nel 2013 ammontava a più di 5.000 euro al mese. Insomma, potrebbe evidentemente lasciare spazio a chi è più giovane. E probabilmente più competente. Giampiero Boniperti ha sostenuto: «Chi non ha mai battuto un corner non dovrebbe parlare di calcio». Sicuramente esagera, ma ha ragione se uno come Walter scivola e s'appiccica pure sulla poltrona della Lega Calcio. Con 16 società dalla sua parte dovrebbe farcela, alla fine arriveranno pure i voti di Juventus e Roma. Certo, lui è bianconero, «ma anche» un po' giallorosso: giurava fedeltà all'Avvocato Gianni Agnelli, ma quando Totti e compagnia vinsero nel 2001 il campionato, lui da neosindaco della Capitale si mise la sciarpa della Roma al collo. In pieno stile Veltroni.
Piacerà a tutti, almeno all'inizio e questa sarà un'altra sciagura: in un sistema senza conflitti apparenti, il calcio italiano continuerà a fare gli affari suoi, con la prioritaria missione di arricchire i presidenti delle società. È il vecchio che avanza, alla faccia di chi si sorprende dell'avanzata dei populismi. I giochi sono fatti, risparmiatevi lo stress nell'attendere il verbo veltroniano. A meno che lui non intuisca che dire no possa fare più effetto, aprire altre possibilità, passare dall'amata Zebra juventina magari alla guida dell'Asi, l'agenzia spaziale italiana. Con Walter non si sa mai: le connessioni sono sempre meravigliosamente imprevedibili. Per ora il primo a opporsi è stato Maurizio Gasparri, tweet-sparalesto: ma che ci volete fare, lui era e resta romanista. Seguirà a ruota il milanista Matteo Salvini. Dunque rassegnatevi, l'ex compagno Walter è pronto a guidare la Confindustria del Pallone. È come se Giuseppe Cruciani diventasse vegano, Mario Adinolfi partecipasse al prossimo Gay Pride. È come se vent'anni fa avessero chiesto a Fausto Bertinotti di diventare amministratore delegato della Fiat e lui avesse accettato.
Ovvio, nella vita si può fare (quasi) tutto, se credi nei principi liberali apprezzi la libertà di pensiero e se diventi improvvisamente liberal basterebbe dire: «Ho cambiato idea, vi spiego perché». Veltroni no, è troppo indaffarato, ha un sacco di cose da pensare e quelle che pensa poi gliele fanno sempre fare. Occhio però, Veltroni non s'arrampica. Walter scivola. Era comunista, si dichiarava «non comunista», poi è scivolato verso il partito democratico americano. E con l'occasione ha pure riempito le librerie degli amici di libri sui Kennedy. Era giornalista ed è (ovviamente) scivolato verso la direzione dell'Unità, infarcendo di videocassette il quotidiano fondato da Gramsci. Era cinefilo ed è scivolato verso la regia, ultimo film I bambini sanno, con la sua voce sempre come filo conduttore. Negli ultimi tempi si è inventato cronista sportivo, nel senso che ha iniziato a scrivere interviste per il Corriere dello Sport, quotidiano al quale ieri ha scelto di rifilare un bel «buco», visto che la notizia della sua candidatura è stata pubblicata dalla concorrenza.
Nel 1976 viene eletto per la prima volta, consigliere comunale a Roma, nelle file del Pci. Anni dopo contribuisce alla caduta del governo Prodi. Nel 2006 promette: «Lascio la politica e vado in Africa». Le busca nel 2008 da Silvio Berlusconi: in Africa ci va solo in vacanza, forse non gli piace e quindi torna in Italia. In fondo non c'aveva creduto nessuno: forse solo Francesco De Gregori, che gli avrebbe dedicato una canzone, «Vai in Africa, Celestino». Ma questa potrebbe essere solo una leggenda metropolitana.
Come quella che raccontava quanto fosse difficile trovare la «figu» di Pier Luigi Pizzaballa. A mettere in giro la voce era stato l'ingegnere Umberto Panini, primo caso di «rarità artificiale». Ma Veltroni saprà perfino questa. Walter sa tutto, «ma anche» di calcio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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