"Noi, Euro, Italia e Germania" I segreti delle parole di Draghi

Uno studio condotto da Alessandro Amadori e Maria Cristina Pasquali dimostra che l'avvicendarsi tra Conte e Draghi, "che sia stata o meno un’operazione di 'Palazzo'", è stato approvato dall'opinione pubblica

"Noi, Euro, Italia e Germania" I segreti delle parole di Draghi

“Che sia stata o meno un’operazione di 'palazzo', l’opinione pubblica non la sta affatto disapprovando”. È questa la conclusione di uno studio condotto dai sondaggisti Alessandro Amadori e Maria Cristina Pasquali a partire da una rilevazione dell'Istituto Piepoli.

In base a questa rilevazione statistica il premier dimissionario Giuseppe Conte risulta avere un gradimento leggermente superiore a Mario Draghi, ma di un solo punto percentuale (62 a 61). Il consenso per l'ex governatore della Bce, però, è distribuito in maniera più uniforme tra i vari schieramenti. 'L'avvocato del popolo', infatti, ha un apprezzamento molto basso tra gli elettori di centrodestra (appena il 25%), mentre per Draghi è del 56%. Ma non solo. Anche tra coloro che votano M5S le percentuali sono elevate (75% per Conte e 58% per Draghi). La cosa veramente sorprendente è che il 65% degli elettori di centrodestra ritiene giusto che, in questo momento di emergenza economico-sanitaria, lo schieramento nel quale si riconoscono dovrebbe “appoggiare la creazione di un nuovo Governo istituzionale senza dover andare a nuove elezioni”.

Amadori e Pasquali hanno analizzato la comunicazione del premier incaricato attraverso le tecniche di “text and sentiment analysis” con cui si “conta” la frequenza delle parole e la loro valenza positiva o negativa. Prendendo in considerazione i discorsi di Draghi del periodo in cui era governatore della Bce (2011 -2016), i due studiosi hanno notato le personalità da lui più citate sono 10 economisti, 7 politici, 4 filosofi, 4 religiosi e 2 “altri”. Si tratta perlopiù di uomini, di nazionalità tedesca, americana, francese e italiana con una cultura prevalentemente anglo-sassone. Tra questi troviamo l'economista keynesiano e mentore Federico Caffè, il sociologo e teorico della “società liquida” Zygmunt Bauman, il premier inglese Winston Churchill, lo scienziato Galileo Galilei, il presidente americano Abraham Lincoln e il premio Nobel Paul Krugman.

Da quest'analisi, poi, si evince che Draghi, nelle sue frasi vi è una predilezione per il “noi”, per i periodi piuttosto brevi e per parole come Euro, Europa, mondo, Germania e Italia. Il suo modo di parlare è abbastanza difficile e, secondo Amadori e Pasquali, per comprendere la comunicazione dell'ex governatore della Bce bisogna almeno un diploma di scuola superiore. Questo è lo “stile Draghi”. Il premier incaricato, inoltre, privilegia il verbo “fare” che è da intendersi come “dare esecuzione o realizzazione effettiva a qualcosa”. “Dunque, in termini archetipali il suo è il profilo di un Esecutore, di un Implementatore. Con 209 miliardi di Euro in potenziale arrivo dall’Europa, indirizzati verso un Paese che, un po’ a torto e un po’ a ragione in Europa non è da tutti visto come un modello di efficienza applicativa, e di correttezza nella gestione della spesa, era necessario far arrivare un Garante. Appunto con la G maiuscola”, si legge ancora nello studio che ilGiornale.it ha potuto visionare in anteprima. Giuseppe Conte, al contrario di Draghi, nonostante un buon consenso personale,“non poteva fare nel modo migliore l’Esecutore”.

O meglio, probabilmente non era visto, a livello internazionale, come pienamente efficace in un simile ruolo. A questo punto, non restava che una sua uscita di scena pilotata, per far posto al vero Garante, al vero Esecutore”, spiegano Amadori e Pasquali nella loro analisi.

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