Vincoli europei e zero coperture. Riforma fiscale già al tramonto

Il ministro dell'Economia promette tagli "rilevanti" all'Irpef. Ma nella manovra ci sono già troppi buchi

Vincoli europei e zero coperture. Riforma fiscale già al tramonto

Archiviato il Documento programmatico di Bilancio, il governo comincia a fare i conti con i possibili rilievi di Bruxelles alla manovra che verrà. E gli spunti non mancano. Ieri il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ha ricordato che «ci sono otto miliardi» con i quali «ridurremo l'Irpef con un certo rilievo».

Cifra disponibile «nel percorso definito dalla Nadef e dalla legge di bilancio» che non richiede coperture. A queste si aggiungono «i maggiori introiti strutturali derivanti dalla tax compliance, per i quali abbiamo previsto un apposito fondo per la fedeltà fiscale. Per ragioni prudenziali non abbiamo indicato una cifra ex ante, ma siamo fiduciosi, in base al trend riscontrato prima dell'emergenza, che ex post ci saranno diversi miliardi aggiuntivi che potremmo utilizzare per l'attuazione dei vari moduli della riforma».

Mettere a bilancio gli effetti della lotta all'evasione non è permesso né dall'Ue né dalle leggi nazionali. Impossibile quindi quantificare la dote finanziaria che il fondo porterà al taglio delle tasse. Se la crescita si fermerà come molti temono, non ci saranno spazi.

Resta quindi una rimodulazione di imposte e tasse secondo le indicazioni dell'Europa, che consistono nello spostare la pressione fiscale dai redditi da lavoro ai consumi e al patrimonio. Il ministro Gualtieri glissa su questa possibilità. Ma quando si tratterà di sottoporre la Legge di Bilancio 2021 all'attenzione delle istituzioni europee il tema potrebbe emergere, tanto che al ministero dell'Economia non si esclude nemmeno l'ipotesi di rimettere mano all'Iva.

Le incertezze sulle coperture vanno oltre il capitolo fiscale. Nei giorni scorsi Renato Brunetta di Forza Italia ha messo in rilievo che la manovra prevede ben 12,9 miliardi di coperture portate dalla «retroazione fiscale». In altre parole, le maggiori entrate fiscali come conseguenza della crescita favorita dalle scelte del governo. Le ultime volte che fu inclusa nel bilancio la retroazione, ha ricordato Brunetta, fu nel 2017, quando il governo Renzi previde 350 milioni di maggiori entrate. Niente di più facile che l'Europa abbia a eccepire, quindi. Soprattutto in presenza di una frenata dell'economia. Se ci saranno osservazioni, la prima vittima sarà proprio la riforma fiscale.

Ieri il viceministro dell'Economia Laura Castelli ha elencato le misure fiscali decise dal governo. «Dal primo luglio partirà l'assegno unico che cambia la faccia di un Paese che ha sempre pensato» solo ai lavoratori dipendenti. Poi «la decontribuzione degli under 35» e la conferma di quella per il Sud.

Riforma Irpef non pervenuta. Nemmeno nella versione cara al M5s di accorpamento delle aliquote centrali. Il «modello tedesco» è già tramontato. Niente di più facile che gli otto miliardi di Gualtieri scompaiano dai radar.

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