Per settimane la Protezione civile ha cercato, nel marasma dei numeri della pandemia, di fare una distinzione tra i morti «per» Covid e «con» Covid. E gli infettivologi più ottimisti cercavano di tranquillizzare i sani sostenendo che il virus poteva sì essere letale ma quasi esclusivamente tra le persone già fragili e malate di altre patologie: diabete, tumore, scompenso cardiaco o insufficienza renale.
A bocce ferme si rileggono quei numeri e ne emerge una verità ben diversa: il Covid è stata la causa diretta della morte di 9 persone su 10 tra i positivi. Solo per l'11% delle persone colpite dal virus le cause di decesso sono state le malattie cardiovascolari (4,6%), i tumori (2,4%), le malattie del sistema respiratorio (1%), il diabete (0,6%), le demenze e le malattie dell'apparato digerente (rispettivamente 0,6% e 0,5%).
Ad analizzare più a fondo le statistiche è il rapporto congiunto dell'Istat e dall'Istituto Superiore di Sanità: uno studio effettuato su 4.942 morti italiani a causa del Coronavirus. E questo spiegherebbe anche il fatto che tra i ricoverati in terapia intensiva ci fossero anche giovani di 30 anni e uomini in salute di 50.
Per nove casi fatali di Covid su dieci quindi, è presumibile che il decesso non si sarebbe verificato se l'infezione non fosse intervenuta. Nei casi restanti, il decesso si può ritenere dovuto ad un'altra malattia o circostanza esterna. In questi casi, l'infezione è comunque una causa che ha contribuito al decesso accelerando processi morbosi già in atto, aggravando l'esito di malattie preesistenti o limitando la possibilità di cure. La quota di deceduti in cui Covid-19 è la causa direttamente responsabile della morte, varia in base all'età, sebbene sia comunque elevata in tutte le fasce, tra i 50enni e tra gli 80enni.
La percentuale è dell'81%, nella classe 0-49 anni ed aumenta nelle classi di età successive raggiungendo il valore massimo del 92% a 60-69 anni, per poi ridursi leggermente nelle ultime classi.
Non ci sono infatti concause di morte preesistenti nel 28,2% dei decessi analizzati, percentuale simile nei due sessi e nelle diverse classi di età. Solo nella classe di età 0-49 anni la percentuale di decessi senza concause è più bassa, pari al 18%. Il 71,8% dei decessi di persone positive al tampone ha almeno una concausa: il 31,3% ne ha una, il 26,8% due e il 13,7% ha tre o più concause. Associate a Covid-19, le concause più frequenti che contribuiscono al decesso sono le cardiopatie ipertensive (18% dei decessi), il diabete mellito (16%), le cardiopatie ischemiche (13%), i tumori (12%). Con frequenze inferiori al 10% vi sono le malattie croniche delle basse vie respiratorie, le malattie cerebrovascolari, le demenze o la malattia di Alzheimer e l'obesità.
Le complicanze del Coronavirus che portano al decesso sono principalmente la polmonite (79% dei casi) e l'insufficienza respiratoria (55%). Altre complicanze meno frequenti sono lo shock (6%), la sindrome da distress respiratorio acuto ed edema polmonare (6%), le complicanze cardiache (3%), la sepsi e le infezioni non specificate (3%).
Altro «mistero» sciolto: i bambini. Si diceva fossero immuni eppure alcuni venivano ricoverati pur non essendo malati di altro. Ora si è fatta chiarezza sui numeri pediatrici: i casi tra i bambini sono stati l'1,8% del totale, con un'età media di 11 anni, e nel 13,3% dei casi sono stati ricoverati in ospedale.
La fotografia è stata scattata da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Pediatrics e curato dal reparto di Epidemiologia, Biostatistica e Modelli matematici, del dipartimento Malattie Infettive dell'Istituto Superiore di Sanità.
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