Le voci dal Colle: impegno dei partiti a cambiare la Carta. Ecco le condizioni per il Mattarella-bis

Serve la cancellazione del semestre bianco e lo stop al doppio mandato. Sullo sfondo il pressing di chi gli sta vicino e dei leader occidentali.

Le voci dal Colle: impegno dei partiti a cambiare la Carta. Ecco le condizioni per il Mattarella-bis

E sì, a volte succede. «Le cose che appaiono impossibili sono in realtà possibili, purché ci siano fiducia e solidarietà», dice Sergio Mattarella, inaugurando a Torino il palasport dei giovani missionari. Succederà pure per il secondo mandato? Anche il bis al Colle da impossibile può diventare possibile? Ora, la fiducia nel presidente è alta e la solidarietà si può cercare, però la risposta del capo dello Stato resta no. Giovedì per la quarta volta si è chiamato fuori dalla corsa, mandando in tilt i partiti: e pare che non basterà, come con Giorgio Napolitano, la sfilata dei segretari con il cappello in mano, e nemmeno le pressioni di chi gli sta vicino, dei leader occidentali, di chi vuole continuità per l'Italia saranno sufficienti. L'unica cosa che forse, chissà, magari può fargli cambiare idea è l'avvio della riforma del Quirinale che lui chiede a gran voce: no alla rieleggibilità, via il semestre bianco.

Insomma, un'altra «cosa impossibile», visti i tempi scarsissimi e la polverizzazione del Parlamento. Stiamo parlando infatti di una legge costituzionale, che richiede quattro letture delle Camere, quindi un minimo di accordo trasversale e diversi mesi di complicata gestazione. Però, hai visto mai, pur di riuscire a modernizzare l'istituzione, di evitare che l'Italia da Repubblica diventi «un regno» come più volte ha detto, Mattarella potrebbe anche decidere di ascoltare la proposta, soppesarla, valutare un impegno formale e solenne dei partiti.

Al momento più che un'ipotesi è una suggestione, un'idea che probabilmente non funzionerà: del resto, chi può fidarsi delle attuali forze politiche? Tuttavia, al di là della difesa del ruolo del Quirinale e della voglia personale di togliersi dal gioco scomodo del toto-presidente, dietro il no insistito del capo dello Stato c'è proprio la presa d'atto della necessità di una riforma. A febbraio Mattarella aveva citato Antonio Segni, ora a vent'anni dalla morte ha mandato avanti Giovanni Leone che «con un messaggio alle Camere il 15 ottobre 1975 ripropose la sollecitazione di Segni di introdurre la non rieleggibilità del presidente della Repubblica, con la conseguente eliminazione del semestre bianco». A Capodanno probabilmente ritornerà ancora, per la quinta volta, sull'argomento.

Mattarella considera il doppio mandato un qualcosa di poco costituzionale, una forzatura pericolosa che «snatura» il senso dell'istituzione. Già i sette anni sono eterni. Sono stati previsti in un altro periodo storico, sfalsati rispetto ai cinque del Parlamento per non sovrapporre il mandato alle elezioni politiche. Figuriamoci con i tempi supplementari: possono diventare quattordici, perché non è scritto da nessuna parte che il bis deve durare poco. Il capo dello Stato ha bisogno di tranquillità e mani libere, non può essere sospettato, anche senza motivo, che stia brigando per essere confermato. E ha bisogno dei suoi poteri per l'intero incarico: il semestre bianco, che gli impedisce di sciogliere le Camere, va soppresso.

È così, in attesa che qualcuno gli sottoponga il pacchetto o riesca a fargli cambiare idea, il presidente sta «espletando il suo mandato» fino all'ultimo giorno.

Come a Torino dove, oltre a teorizzare sulla possibilità dell'impossibile, esalta la solidarietà e invita a «mettersi nei panni degli altri», perché è proprio lavorando insieme che l'Italia sta reagendo al Covid e alla crisi.

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