Piccioni e poiane sono l'incubo dei piloti che decollano o atterrano sulla pista dell'aeroporto di Torino-Caselle. E proprio due volatili di questo tipo potrebbero essersi infilati nel motore della Freccia Tricolore al momento del decollo, bloccando il motore e causandone così la perdita di quota che l'ha fatta precipitare al suolo, colpendo con il pezzo di coda infuocata la macchina dove viaggiava la famiglia Origliasso, uccidendo la piccola Laura.
Anche se, come ha detto il procuratore Gabriella Viglione «non sarà facile e ci vorrà tempo per accertare l'accaduto», pare però chiaro che l'inchiesta si stia muovendo soprattutto verso una direzione, quella del cosiddetto «bird strike», ossia che a bloccare il motore dell'aereo sia stata la collisione con uno stormo di uccelli. Gli investigatori hanno raccolto circa un centinaio di frammenti sul luogo dello schianto, sia quelli dell'aereo che quelli della vettura carbonizzata, e hanno chiesto l'autorizzazione per estrapolare i dati di volo delle Frecce Tricolori. Le comunicazioni radio saranno determinanti per capire che cosa è accaduto e soprattutto accertare se il pericolo causato dalla presenza di uccelli fosse stato segnalato e se le misure adottate per allontanarli, siano state sufficienti. La domanda che si fanno i magistrati è soprattutto una: quali erano le condizioni di volo al momento del decollo? Dove per «condizioni» non si intende solo quelle meteorologiche - quel tragico sabato il cielo era nuvoloso ma non pioveva - ma anche se ci fossero altri rischi per velivoli e piloti, come per esempio proprio il «bird strike». Il sospetto agli inquirenti è nato durante l'ascolto di una comunicazione interna, dove si sente un audio in cui una persona - pare un pilota che con il suo aereo era appena atterrato allo scalo torinese -, sostiene che il livello di rischio fosse più che severo, addirittura classificato come elevato. Elementi importanti per stabilire eventuali responsabilità, sui quali è al lavoro anche l'Aeronautica Militare. Il dato certo, punto fermo dell'inchiesta, è che si è verificata un'avaria grave al motore, che ha così smesso di funzionare. A sei secondi dal decollo il maggiore Oscar Del Do', pilota esperto con oltre 2mila ore di volo alle spalle e nelle Frecce da tre anni, comunica via radio di «avere problemi al motore». Da quel momento ci sono pochi secondi per decidere e con sangue freddo compie una manovra ritenuta da manuale: porta il suo Pony4 lontano da case e scalo e un istante prima di precipitare insieme all'aereo aziona il dispositivo del seggiolino eiettabile, planando a terra con il paracadute. Pochi attimi dopo la tragedia: un pezzo del velivolo colpisce la macchina dove viaggia Laura, cinque anni appena, che muore sul colpo, ferisce in modo lieve i genitori e in maniera più grave il fratello Andrea di 12 anni, tuttora ricoverato in rianimazione con ustioni di secondo grado sul 30 per cento del corpo.
Per questo, oltre ad accertare se il maggiore Del Do' ha fatto il possibile per evitare l'impatto con la vettura, la procura intende verificare se sono state adottate le misure più efficaci per minimizzare i rischi del «bird strike», come allarmi acustici, luci a intermittenza e cura della vegetazione nell'area aeroportuale. E c'è chi punta il dito su una grande vasca di raccolta d'acqua che in questo ultimo periodo avrebbe attirato i volatili e reso più pericoloso il cielo sopra Caselle.
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