Filippo Champagne, dai party con Lacerenza all'idea di un partito: "Potrei fare il sindaco"

L'amico di Lacerenza: "Alla Gintoneria andavo a spendere"

Filippo Champagne, dai party con Lacerenza all'idea di un partito: "Potrei fare il sindaco"

Non può parlare male dell'amico Davide Lacerenza. Si conoscono da oltre quindici anni, difenderlo a spada tratta è per lui una questione di cuore prima che un dovere. «Il papà di Lacerenza, che lavorava al Pra, era molto amico di mio nonno che aveva una piccola agenzia di pratiche d'auto. Il nonno negli anni '80 regalò a Davide persino una bici. Non so, forse era destino che ci conoscessimo. E comunque Davide per gli amici c'è sempre. E io ci sarò sempre per lui».

Filippo Romeo probabilmente è un nome che vi dirà poco o niente. «Filippo Champagne» invece, è il riconoscibilissimo idolo del web e della radio. Nato a Monza, quarantanove anni vissuti pericolosamente, tra i fan di Instagram e le comparsate alla trasmissione di Radio24 «la Zanzara», tra gli apprezzamenti di Cruciani e le invettive di Parenzo, in qualità di «ragazzo di famiglia benestante, dedito al vizio del gioco e a quello della bottiglia (purché di ottima qualità, ça va sans dire)», Filippo Champagne è ormai l'arcinoto animatore delle notti milanesi alla «Gintoneria», il cocktail bar in zona stazione Centrale sequestrato e con licenza revocata dopo che il patron, Davide Lacerenza, i primi del mese è finito agli arresti domiciliari insieme alla ex compagna e socia Stefania Nobile (figlia di Wanna Marchi) e al factotum Davide Ariganello, con le accuse, a vario titolo, di sfruttamento della prostituzione e spaccio.

Filippo, che non beve da domenica (un fioretto? gli chiediamo, lui ci risponde che si tratta di un problema legato all'eccessiva acidità che lo tormenta dopo una settimana di bagordi), al contrario di Lacerenza non si è mai drogato.

Ma ci sembra distrutto, provato, gli diciamo. «Votato all'entertainment» risponde secco lui. Che tra settembre e ottobre aprirà un locale-discoteca nella zona di piazza della Repubblica («così me ne frego di chi, proprio per la mia amicizia con Lacerenza, adesso si fa storie per entrare nel suo locale») e tra due anni vuole (seriamente) candidarsi a sindaco di Milano. «Fonderò un mio partito» assicura. Forse però prima dovrà sentire il fratello maggiore Massimiliano, capogruppo della Lega in Senato, persona posata e votata alla causa, ma che con lui pare abbia in comune solo la passione sfegatata per l'Inter.

«Quel che mi rende felice è sapere che c'è gente che, a fine giornata, stanca dal lavoro, guarda le mie storie su Instagram e si rilassa facendosi una risata - racconta -. E la cosa bella è quando qualcuno, e purtroppo non sono pochi, mi scrive: Filippo domani vado in ospedale a fare la chemio. Per favore stasera fammi divertire!. Ecco: sono felice di far ridere queste persone in un momento tanto difficile».

Sui social Filippo Romeo è da un pezzo «Filippo Champagne». Prima di Lacerenza, prima della Zanzara, prima che i soldi, il guadagno, diventassero per tutti ormai «la fresca». «È nato tutto per caso - spiega -. Passai un fine settimana con una ragazza nella casa dei miei a Forte dei Marmi, andammo in una champagneria e lei che non si capacitava della mia gaina (tradotto: l'euforia e la loquacità che lo prende dopo aver bevuto, ormai diventata, insieme alla fresca, un vero tormentone, ndr) mi iscrisse su Instagram. Qualche tempo dopo conobbi Lacerenza alla vecchia Gintoneria, quella di via Comune Antico, nella zona milanese di Greco. La sciabola, per sciabolare, ovvero aprire con un unico colpo scenografico le bottiglie di un certo livello davanti ai clienti, esiste da sempre. Io e Davide iniziammo a sciabolare utilizzando un piatto, un cucchiaio. Poi io imparai a farlo con un bicchiere di cristallo e ne nacque una sorta di specializzazione. Fu un successone, soprattutto con i giovani, cominciammo a riprenderci nelle storie da postare su Instagram. Diventammo così, progressivamente, personaggi conosciuti sul web. La gente, i clienti (preciso: il locale era di Davide e Stefania, io andavo lì a spendere) venivano alla Gintoneria e chiedevano: dov'è Davide? Dov'è Filippo?».

«Stefania Nobile? Posso solo assicurare che è molto contraria alla droga e non può vedere le prostitute. Io non la amo, mi sta antipatica da sempre, ma rispetto profondamente sua madre Wanna, una lavoratrice e una donna in gamba, che ha pagato i suoi problemi con la giustizia. Vi posso assicurare che entrambe, madre e figlia, quando vedevano arrivare nel locale donne di facili costumi, le cacciavano via. Dovete andarvene dicevano loro con enfasi».

Allora alla Gintoneria c'erano le prostitute... «Quelle sono ovunque, in tutti i locali di Milano. Come la droga, pippano tutti, anche i politici, come se non si sapesse... Sono convinto che la Guardia di Finanza abbia colpito la Gintoneria e Davide non perché lui sia uno spacciatore o uno sfruttatore di donne, non lo è affatto, ma solo perché dietro questo locale spicca la notorietà della figlia di Wanna Marchi. Chiudere la Gintoneria fa notizia... Altrimenti, se fosse per le prostitute e per la gente che si droga, beh, dovrebbero chiudere tutti i locali di Milano! E comunque la zona intorno alla Gintoneria è piena di spacciatori, come corso Como è gremita di rapinatori... Diranno che sono razzista ma i balordi sono tutti stranieri. È per questo che sostengo che quella della Gintoneria, il caso che hanno creato, sia una gigantesca farsa».

Beh, forse Davide Lacerenza ha un tantino esagerato sui social, non le pare chiediamo a Filippo Champagne. «Forse - risponde -. Ma ritengo sia stato ingiustamente crocifisso con questa inchiesta, trattato come fosse l'essere peggiore della terra. Siamo sicuri che sia proprio Davide Lacerenza il problema di questo Paese? Nooo, dai! Anche lui è contro la delinquenza. E non è uno spacciatore! E nemmeno un pappone. Come non credo che qualcuno con un minimo di cervello possa veramente credere alla questione degli 80 milioni di euro in Albania. Il tesoro di Wanna Marchi? Una gigantesca bufala».

«Anche per questo, per ristabilire delle priorità e dare uno scopo alla mia vita, voglio fare il mio partito, il popolo della gaina. - conclude Filippo -. Voi ridete, ma sicuramente la gente mi voterà come sindaco... Desidero ripulire questa città dalla delinquenza a costo di mettere i cecchini sui tetti».

«E poi...». Poi? «Porterò le ruspe in corso Buenos Aires. Ed eliminerò per sempre le piste ciclabili!».

Quando priorità fa rima con viabilità.

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