Voleva dettare l'agenda tv. "Giova" respinto dagli italiani

Floris paga la presunzione: ha invaso la scaletta con un doppio appuntamento. Ma il vero nodo è la saturazione da talk show

Voleva dettare l'agenda tv. "Giova" respinto dagli italiani

Televisivamente parlando, gli orari della giornata non sono tutti uguali. Per esempio: se chiami un programma Otto e mezzo , è una citazione di un celebre film di Federico Fellini. Se invece lo intitoli diciannovEquaranta significa che vuoi arrivare prima del collega o compagno di banco. Un po' da primo della classe. Da secchione della tv. Giovanni Floris aveva questa nomea già prima di approdare a La7. Facendo il salto dopo la drastica rottura del cordone da Mamma Rai, si è messo in testa di essere l'agenda televisiva degli italiani. Di fare da scaletta delle nostre giornate e delle nostre settimane. Camuffando malamente una certa qual presunzione, Floris ci dà appuntamento alle 19,40 e diMartedì . Il problema è che, per ora, i telespettatori disertano il ritrovo. Sarà che la stagione è all'inizio e La7 non è ancora «illuminata», come si dice in gergo, tuttavia il 5 per cento come somma di due programmi (1,97 per il preserale e 3,46 per il talk show) è un risultato inferiore alle peggiori previsioni. Insomma, il caso c'è tutto e non si sa quale sia il capolavoro peggiore. Probabilmente la striscia quotidiana, con quell'idea geniale di piazzare l'approfondimento della notizia prima della notizia stessa. Cioè, prima del telegiornale che, a naso, dovrebbe lui stabilire la gerarchia del fatto del giorno. Invece di dare qualcosa in termini di audience ai programmi che lo seguono («il piedestallo della serata», disse Cairo in sede di presentazione dei palinsesti), le «interviste alla finestra» di diciannovEquaranta sottraggono argomenti e ospiti al resto del palinsesto, saturando il pubblico prima ancora che inizi la serata. «È bello che sei a La7. A La7 mancavano i talk show, tu hai riempito questo vuoto», ha buttato lì più serio che faceto il disincantato Crozza, alla fine il critico più efficace di tutta l'operazione. Anche sul titolo e la fissa di scandire il calendario non si è risparmiato: « diMartedì è un nome geniale. Giova, ma come l'hai chiamato tuo figlio? Quellonatoamarzo?».

Gag a parte, lo svarione è nell'intestardimento da talk show. Sembra come quando si mandano in edicola nuovi quotidiani senza avere la certezza che esista un sufficiente bacino di lettori. L'altra sera Floris e Giannini insieme hanno sommato 3 milioni e 250mila telespettatori totali (15 per cento di share) quanti quelli che seguivano solo Ballarò l'anno scorso. E si trattava di due attese «prime tv», ingolfate di ospiti, di comici e interviste altisonanti. Per dire: non sempre ci sarà Benigni. E un altro comico, da Paolo Rossi a Corrado Guzzanti, difficilmente potrà garantire il picco del 15 per cento servito ad alzare la media di Giannini. E difficilmente Raiuno programmerà ancora un film non freschissimo come Nessuno mi può giudicare invece della prevista fiction Un'altra vita per lasciare campo libero al talk di Raitre, col risultato di farsi battere dai Cesaroni di Canale 5. Le consolazioni di Giova Floris, però, finiscono qui. Quel 3,46 per cento è un macigno, tanto più letale dopo le impuntature d'inizio estate con i vertici Rai per ottenere più spazi e più soldi. Un risultato inferiore di un punto a quello di Piazzapulita di Corrado Formigli (4,59 per cento), partito con un battage promozionale assai più contenuto e pure lui alle prese con la concorrenza di Quinta colonna di Rete4.

Alla fine, se appare complicato il recupero della striscia, su diMartedì

si può lavorare. «La guerre» tra i gemelli del talk è appena iniziata. Martedì prossimo però su Sky Atlantic riparte House of Cards . Sarà Frank Underwood (Kevin Spacey) a godere della prevedibilità di Floris e Giannini?

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