Lo scontro sul decreto che stabilisce norme contro i rincari dei biglietti aerei si è spostato a Bruxelles. Ieri si è avuta notizia dal Financial Times e di una lettera inviata alla Commissione dall'associazione Airlines for Europe nella quale il provvedimento italiano viene criticato, esprimendo il timore che possa costituire «un precedente e portare a un effetto-domino». Limitare le tariffe, secondo le compagnie, violerebbe i più elementari diritti commerciali, e cioè di «competere ove possibile, fissare i prezzi e definire i servizi». Sempre il FT ricorda che Ryanair ritiene «illegali» le norme italiane che sul mercato avrebbero «conseguenze indesiderate, provocando un aumento delle tariffe aeree riducendo il numero di voli e passeggeri». Il decreto ha ricordato la compagnia irlandese «è in contrasto con il regolamento dell'Ue che lascia libere le compagnie di fissare i prezzi». In realtà la legislazione sul mercato europeo dei viaggi aerei consente la regolamentazione dei prezzi da e verso regioni remote «solo in casi specifici» per «garantire sia la connettività territoriale che l'accessibilità economica». La Commissione ha confermato di aver ricevuto la lettera, che sarà esaminata.
Da parte sua il ministero del Made in Italy rivendica che le norme contro il caro dei biglietti «sono pienamente in linea con le direttive europee in materia di tutela dei consumatori dinanzi a fenomeni speculativi o comunque distorsivi del mercato». Il ministero aggiunge che «il dicastero dispone di tutti gli elementi utili a rispondere in modo compiuto a eventuali richieste della Commissione europea». Il ministro competente, Adolfo Urso, ha annunciato per settembre un tavolo di discussione, nell'interesse del sistema Paese.
Il decreto ordina di interrompere pratiche commerciali ritenute scorrette, quali l'utilizzo di tecnologie atte ad alzare il prezzo dei biglietti a ogni aumento di domanda, e la profilazione degli utenti per valutare con precisione la loro capacità di spesa. Secondo i dati alla base del decreto raccolti dal Garante per la sorveglianza dei prezzi, l'incremento dei biglietti aerei in maggio è stato del 37,9% (più 43,9% per i voli nazionali) rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Il valore registrato sale al 70% se si considerano le rotte verso la Sicilia e la Sardegna, sulle quali si sono registrati per vendite a ridosso della partenza, aumenti arrivati a sette volte rispetto ai prezzi di una settimana anteriore.
Il decreto, in ogni caso, fissa l'intervento calmieratore a tre casi specifici: alle rotte nazionali di collegamento con le isole (dove comunque già esiste il regime di continuità territoriale per i residenti); ai periodi di picco della domanda legata alla stagionalità o in concomitanza di uno stato di emergenza nazionale; e quando il prezzo del biglietto o dei servizi accessori sia del 200% superiore alla tariffa media del volo.
Ryanair, che i questi giorni si è fatta paladina del libero mercato ma che in Italia ha prosperato grazie agli aiuti pubblici (leggi aeroporti), è comunque sempre additata come pronta ad approfittare di ogni servizio accessorio per aumentare, di fatto, il prezzo del biglietto: prenotazione del posto, bagaglio, accettazione, tutto si paga a parte. Ieri ha colpito la notizia di due vecchietti che all'imbarco a Londra per un volo europeo, essendo privi di ceck-in per farlo sono stati costretti a sborsare 130 euro, ben più del prezzo dell'intero volo.
Va ricordato che Ryanair due anni fa è stata sanzionata (4,2 milioni) per il mancato rimborso di voli cancellati, e che negli ultimi anni è stata sanzionata 11 volte (lo ha ricordato Urso) dall'autorità per la concorrenza e il mercato anche per prezzi ingannevoli e offerte introvabili, ovvero per pratiche commerciali scorrette.
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