Il nuovo Mao si presenta sul palco, affacciato su piazza Tienanmen, con la casacca grigia e spartana del Grande timoniere. La stessa «divisa» che indossa Mao Zedong nella foto gigante sotto la tribuna. Il presidente cinese Xi Jinping, attorniato dalla nomenklatura comunista al potere, in abito scuro all'occidentale, vuole rimarcare, davanti a 70mila persone selezionate da mesi e il mondo intero che è lui il nuovo Mao. E nel discorso di un'ora per il centenario della fondazione del Partito comunista cinese lancia moniti all'Occidente e a Taiwan ribadendo che l'isola ribelle verrà «riunificata» alla madre patria comunista. Lo sfoggio della potenza militare cinese con una parata aerea mai vista prima suggella il concetto.
L'«imperatore» comunista attacca il suo discorso ribadendo che «abbiamo ottenuto una soluzione storica al problema della povertà assoluta in Cina ed ora stiamo marciando a passi sicuri verso il secondo obiettivo del centenario, che è trasformare la Cina in un grande Paese socialista moderno in tutti gli aspetti». Il tripudio a comando della folla ricorda le oceaniche manifestazioni di qualsiasi regime a partito unico. Xi in un messaggio indiretto all'Occidente sottolinea che «il popolo cinese non ha mai oppresso nessuno e ora non permetterà ad alcuna forza straniera di intimidirlo, prevaricarlo, soggiogarlo, renderlo schiavo». Per poi ribadire che «chiunque volesse cercare di farlo si schiaccerebbe la testa e verserebbe il suo sangue contro una muraglia d'acciaio forgiata da un miliardo e quattrocento milioni di cinesi. Non solo: la Cina non accetterà "prediche bigotte da chi pensa di avere il diritto di darci lezioni».
L'applauso tonante nella piazza del massacro degli studenti che chiedevano democrazia nel 1979 fa capire con chi abbiamo a che fare nella sfida globale. Un passaggio viene dedicato ad Hong Kong, dove sono stati schierati 10mila uomini per sedare qualsiasi manifestazione di protesta. Il primo luglio nell'ex colonia britannica segna il passaggio alla Cina e le forze democratiche hanno sempre manifestato liberamente. Questa volta, con la scusa del covid, che evidentemente non vale a Pechino, è tutto proibito a tal punto che 19 attivisti finiscono in manette. Dal palco il mandarino comunista dichiara candidamente che «rimarremo fedeli allo spirito del principio di un Paese, due sistemi, che amministra i territori di Hong Kong e di Macao, entrambi con un alto grado di autonomia». Peccato che la democrazia sia già scomparsa nell'ex colonia di Londra. Il colpo più duro lo assesta a Taiwan separata dalla Cina dal 1949. «Realizzare la completa riunificazione della madrepatria sono compiti storici inderogabili del Partito comunista cinese», tuona Xi. «Nessuno deve sottovalutare la determinazione, la volontà e la capacità del popolo di riunificare la Cina e di schiacciare i complotti indipendentisti di Taiwan», ribadisce il nuovo Mao. Lo sfoggio della potenza militare necessaria per realizzare le minacce è una parata aerea di 71 velivoli militari, compresa una super squadriglia di caccia bombardieri «invisibili» J-20, in formazione a V, come vittoria.
Dall'isola ribelle arriva subito una replica a muso duro: «La determinazione del nostro governo a difendere con fermezza la sovranità nazionale, la democrazia e la libertà e a mantenere la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan rimane immutata». Per la libera Taipei «il Partito comunista cinese sta rafforzando la sua dittatura interna in nome del ringiovanimento nazionale e tenta di alterare l'ordine internazionale con le sue ambizioni egemoniche». Non è un caso che la VII flotta Usa del Pacifico è sempre più presente nel Mar cinese meridionale assieme ai giapponesi. E che il Pentagono cerchi di coinvolgere la Nato nel braccio di ferro militare con la Cina. Non a caso proprio il giorno del centenario del Partito comunista cinese è trapelata la notizia che i satelliti spia americani hanno individuato una vasta area dove i cinesi starebbero costruendo 100 silos per missili nucleari intercontinentali.
Il nuovo Timoniere conclude il discorso del centenario con il classico slogan «lunga vita al grande, glorioso e giusto Partito comunista! Lunga vita al grande, glorioso ed eroico popolo cinese!». Solo che adesso, rispetto a Mao, la Cina è ben più potente e influente a livello globale.
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