Zelensky, il Male senza nome e l'intransigente Draghi

Zelensky non nomina mai lo Zar. Ci pensa Draghi a colmare quel vuoto denunciando la "ferocia di Putin" e promettendo aiuti militari e l'ingresso dell'Ucraina nell'Ue

Zelensky, il Male senza nome e l'intransigente Draghi

Dopo essere stato a lungo alle porte, il male è entrato. L'esercito, con i suoi soldati e i mezzi pesanti, non sono bastati a fermarlo. E così i cittadini si sono armati: sono diventati loro stessi argine all'avanzata di quel male che adesso ha sfondato le porte. Ad un tratto ce lo siamo ritrovato in casa. Quel male è Male assoluto e non serve a nulla fare nomi e cognomi. Per questo Volodymyr Zelensky, parlando in videoconferenza al Parlamento italiano, non li fa. "La vostra forza - dice - deve fermare una sola persona, una sola, affinché sopravvivano milioni". Nonostante non venga mai nominato lui, lo Zar, è lì - è qui - in mezzo a tutti noi. Perché, sebbene nessuno di noi possa sentire i bombardamenti che piombano sulle città inermi, i palazzi che collassano sulle strade vuote, le sirene che invano risuonano per mettere al riparo i civili, il Male ha ormai valicato anche i confini dell'Ucraina. E, se davvero l'Occidente vuole fermarlo, ogni Paese deve fare la propria parte.

Nel suo discorso alle Camere unite, a differenza dei precedenti discorsi con le super potenze occidentali, Zelensky ha preferito evitare qualsiasi riferimento e parallelismo storico. Se al Congresso americano aveva ricordato l'orrore di Pearl Harbor prima e dell'11 settembre poi, al Bundestag aveva parlato del dramma del Muro di Berlino e alla Knesset israeliana dell'Olocausto. Un'analogia quest'ultima che aveva scatenato non poche polemiche all'interno delle comunità ebraiche di tutto il mondo. Oggi, invece, ha spogliato il suo discorso di qualsiasi artificio retorico legato alla Storia passata e si è concentrato sull'orrore che da quasi un mese a questa parte è piombato sull'Ucraina. Più il nemico avanza più cresce il numero dei morti e degli sfollati che cercano in Europa un tetto sicuro sotto cui vivere. E così, per meglio spiegare al parlamento italiano il dramma che il popolo ucraino sta vivendo, Zelensky si è spogliato dei parallelissimi storici e ha portare l'assedio russo qui in casa nostra. "A Mariupol non c'è più niente, solo rovine", ha detto. "Immaginate la vostra Genova completamente bruciata, dove gli spari non smettono neppure un minuto - ha continuato - immaginate da Genova la fuga di persone che scappano in pullman per stare al sicuro".

Se Zelelnsky non ha voluto fare il nome di quella "sola persona" da fermare "affinché sopravvivano milioni", ci ha pensato il premier Mario Draghi a colmarne il vuoto. Celebrando la resistenza del popolo ucraino ("È eroica"), ha detto chiaramente che su di loro si è abbattuta "la ferocia del presidente Vladimir Putin". "L'Ucraina non difende solo se stessa, ma la nostra pace, la nostra sicurezza e quell'ordine multilaterale basato sulle regole e sui diritti che abbiamo faticosamente costruito dal dopoguerra in poi". Da qui il conseguente impegno a far scendere in campo l'Italia in prima linea: non solo inviando aiuti, anche militari, all'Ucraina ma anche lottando perché entri nell'Unione europea.

Una presa di posizione intransigente che rimarca la rotta atlantista impressa all'Italia dopo anni di ambiguità con il Cremlino e che sferza la comunità europea ancora troppo divisa. Con l'intervento di oggi, insomma, Draghi delinea un nuovo ordine geopolitico che nel prossimo futuro ridisegnerà le alleanze e gli impegni del nostro Paese.

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