«L'inganno del cessate il fuoco» preoccupa il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky e il governo italiano. Una via d'uscita, che circola in diversi ambienti e a livello di cancellerie internazionali, prevede la perdita di territori, ma l'ingresso dell'Ucraina nella Nato protetta per sempre da nuovi attacchi di Mosca. Posizioni ancora lontane, che sul campo lasceranno lo spazio ad un'altra estate di guerra sanguinosa in vista di un'annunciata, ma non facile, controffensiva di Kiev.
La prima visita a Roma dopo l'invasione russa di Zelensky è un'occasione per cementare i rapporti con il governo Meloni improntati sull'appoggio, senza se e senza ma, alla resistenza ucraina. E l'opportunità di incontrare il Papa, che ha messo in campo la millenaria diplomazia vaticana nel tentativo di far tacere le armi, con il probabile intento di invitarlo ufficialmente a Kiev.
Fonti di palazzo Chigi ribadiscono che «il governo tiene la barra dritta sul sostegno all'Ucraina. La nuova sfida è non cadere nella trappola del cessate il fuoco, che viene alimentata dalla propaganda di Mosca non solo in Italia». Zelensky vuole assicurarsi che il nostro paese continuerà a non tentennare, nonostante l'opinione pubblica sia favorevole alla linea della tregua che congela la situazione accettando di fatto l'occupazione del 18% del territorio. In Parlamento circola il testo di una mozione a favore del cessate il fuoco, nelle mani dell'ex ministro e deputato Pd, Graziano Delrio, cattolico di sinistra.
Zelensky e il governo italiano temono «l'inganno del cessate il fuoco - spiega la fonte - prima i russi dovrebbero ritirarsi e dopo può arrivare la tregua». Ipotesi difficile da realizzare, seppure a Mosca abbiano capito, dopo la lunga battaglia per Bakhmut, che sta diventando sempre più difficile conquistare tutto il Donbass. Il 45% per cento della regione di Donetsk è sempre in mani ucraine.
«Oggi i margini di trattativa reale non esistono, a queste condizioni» viene spiegato al Giornale. In ambienti diversi, a livello internazionale, si sta facendo strada la proposta di un cessate il fuoco in cambio dell'ingresso dell'Ucraina nella Nato. Forse l'unica possibilità per far sedere al tavolo Kiev, che teme una pace oggi per una nuova invasione domani. L'ombrello nucleare dell'Alleanza atlantica, garantito dagli Stati Uniti, rappresenterebbe l'unica certezza di fronte a future minacce da Est ragionano gli ucraini.
Il vicepremier, Antonio Tajani, come ministro degli Esteri, ha un ruolo chiave nella visita di Zelensky. All'aeroporto di Ciampino sarà lui ad accoglierlo per accompagnarlo prima al Quirinale dove è previsto l'incontro con il capo dello Stato. Sergio Mattarella si è molto speso nel ribadire la difesa dell'Ucraina dall'aggressione russa, ma nel contempo preme per far tacere il prima possibile le armi. Poi si terrà il pranzo a Palazzo Chigi con la premier, Giorgia Meloni e al tavolo ci sarà anche Tajani. Il presidente del Consiglio si tratterà a quattr'occhi con Zelensky, come aveva già fatto durante la visita a Kiev, parlando direttamente in inglese. Il presidente ucraino è rimasto definitivamente «folgorato» da Meloni il 26 aprile durante il video collegamento con Roma dove si teneva la conferenza per la ricostruzione dell'Ucraina. Poi Tajani e il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba hanno chiuso il cerchio per realizzare la visita di oggi.
Zelensky andrà anche in Vaticano ad incontrare Papa Francesco. L'asso nella manica potrebbe essere l'invito ufficiale al Santo Padre di visitare Kiev. L'ex ambasciatore alla Nato, Stefano Stefanini, fa notare che «l'Ucraina ha bisogno di rafforzare quanto possibile l'appoggio di tutti i paesi europei e occidentali che l'hanno sostenuta.
L'Italia è un paese che conta nell'Ue e nella Nato». Però, spiega il diplomatico di lungo corso, «è anche importante per Zelensky dare un segno di volontà pace e questo lo farà nell'incontro con il Pontefice. È un difficile equilibrio fra pace e guerra».
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