Zelensky: "Pronti all'offensiva". E Prigozhin attacca il Cremlino

Il leader ucraino: "Non so quanto ci vorrà, ma avremo successo". Il capo Wagner: "Le fazioni distruggono il Paese"

Zelensky: "Pronti all'offensiva". E Prigozhin attacca il Cremlino
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Ci siamo. Dopo settimane di annunci, smentite, ritrattazioni, frenate e attese, la tanto discussa controffensiva ucraina è pronta a partire. Questa volta, a quanto pare, per davvero. Anche se a ben vedere, soprattutto grazie ad azioni meno estemporanee di quel che sembra ad opera dei partigiani russi, di fatto è già partita. A togliere il velo su dubbi e attese è proprio il presidente Zelensky che al Wall Street Journal dichiara senza mezze misure: «L'Ucraina è pronta a lanciare la tanto controffensiva per riconquistare i territori occupati dalla Russia». Zelensky è andato anche oltre. «Crediamo fermamente che avremo successo. Non so quanto tempo ci vorrà. Onestamente, può prendere molte strade diverse. Ma lo faremo e siamo pronti», ha detto il presidente ucraino.

La speranza e l'obiettivo di Kiev è che la controffensiva possa davvero cambiare le sorti di un conflitto che ormai va avanti da oltre un anno. In questo senso si colloca il tour del presidente ucraino in Europa delle scorse settimane, in cui ha incontrato tutti i leader per incassare la conferma del loro sostegno e poter quindi procedere con l'attacco senza la paura di rimanere solo, magari sul più bello. E quindi avere adeguati rifornimenti di mezzi e munizioni. Ma intanto gli attacchi sono già iniziati. Nel mirino depositi di munizioni e di idrocarburi, con la città russa di Belgorod diventata il nuovo epicentro della tensione. I partigiani russi di «Legione libertà della Russia», che utilizzano Telegram per veicolari i loro messaggi, raccontano che «Putin continua il suo caotico bombardamento a Belgorod cercando di colpire le nostre forze, incurante delle vittime civil» comunicando che in accordo con il comando ucraino, hanno aperto corridoi umanitari per i residenti della città e di tutta la Regione. Le autorità russe hanno annunciato l'evacuazione urgente di altri 600 bambini dalle città vicine al confine tra Belgorod e l'Ucraina ma in fuga sono anche altre migliaia di civili in fuga, segno evidente di smarrimento tra le truppe russe ma soprattutto tra i generali che ora devono decidere se rafforzare il fronte ucraino o le difese interne.

E come ogni volta che dalle parti del Cremlino sono in difficoltà, ecco spuntare il capo dei mercenari Wagner Yevgeny Prigozhin. Prima attacca l'esercito regolare russo, dicendo che le fazioni interne stanno mettendo a rischio di distruzione l'intero Paese e accusandolo di aver minato le strade di uscita da Bakhmut, dopo l'assedio portato dai Wagner, per impedire la loro fuga. «Le persone che hanno seminato trappole in queste aree con esplosivi erano rappresentanti del ministero della Difesa», ha detto. Poi, ha assicurato di essere pronto a inviare i suoi uomini a difesa di Belgorod. «Difenderemo il nostro popolo russo e tutti coloro che vi abitano. L'unica cosa che chiederemo sono le munizioni, per non arrivare, come diciamo a casa, a culo nudo al freddo», ha detto Prigozhin.

Mentre le trattative di pace, con un contesto così teso, passano evidentemente in secondo piano, tiene banco la minaccia nucleare con Mosca, tramite il vice ministro degli Esteri, Sergei Ryabkov, che si dice disposta a tornare nel trattato New Start per la riduzione delle armi strategiche se gli Stati Uniti abbandoneranno la loro «posizione ostile» nei confronti della Russia. Ovvero, se gli Stati Uniti smetteranno di supportare l'Ucraina.

Nel mentre, fa quasi sorridere la surreale dichiarazione del portavoce del Cremlino Peskov secondo cui «il Presidente Putin è stato, è e continuerà ad essere aperto a qualsiasi contatto per raggiungere i nostri obiettivi con mezzi diversi dall'operazione militare speciale. Se è possibile, sarebbe preferibile». Eh già. Putin, un uomo di pace incompreso.

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