
La tregua di Pasqua non ha retto, ma in queste ore l'establishment di Kiev ha ben altro a cui pensare. Zelensky sarebbe sotto pressione per rispondere nei prossimi giorni a una serie di idee di ampio raggio dell'amministrazione Trump su come porre fine alla guerra («La pace? Possibile entro la settimana», ha detto ieri il presidente»). Al centro delle proposte, anticipate in parte dall'inviato speciale della Casa Bianca in Medio Oriente Witkoff, ci sono le concessioni alla Russia, tra le quali il riconoscimento da parte degli Stati Uniti dell'annessione della Crimea a Mosca nel 2014, e l'esclusione di Kiev dall'adesione alla Nato.
Le linee guida sarebbero state messe per iscritto in un documento riservato presentato giovedì scorso a Parigi da Washington alla controparte di Kiev e riesaminati domani a Londra nei nuovi colloqui, confermati in serata da Zelensky. Sugli altri quattro territori contesi (Donetsk, Luhansk, Kharkiv e Zaporizhzhia), è probabile che possa venire riesumata la bozza di Istanbul, con l'apertura di un tavolo negoziale di lunga durata. Un'altra condizione posta dagli Usa riguarda l'assegnazione di uno status neutrale ai territori della centrale di Zaporizhzhia, notizia che coglie impreparati i russi.
Il più grande impianto di produzione di energia nucleare d'Europa, dal marzo del 2022 è sotto il controllo di Mosca. Sull'esclusione dalla Nato Peskov ribadisce che «questo è un fatto che ci fa piacere e coincide con la nostra posizione» non confermando l'arrivo di Trump a Mosca il 9 maggio.
«Crimea alla Russia? - si domanda Serhiy Leshchenko, dell'Ufficio presidenziale di Kiev - Nei negoziati non se ne è mai parlato».
Ieri Putin ha commentato per la prima volta la mattanza di Sumy (dove nella domenica delle Palme sono morti 35 civili). Per il leader del Cremlino «è stato attaccato un obiettivo civile perché c'erano criminali che avrebbero dovuto ricevere una punizione». Sulla tregua il leader russo ritiene che «l'Ucraina non voleva accettarla, ma è stata costretta dall'Occidente» e sugli scenari di pace fa sapere di avere «un atteggiamento positivo nei confronti di qualsiasi iniziativa, mi auguro che anche Kiev la pensi ugualmente, anche sulla cessazione di attacchi contro obiettivi civili, ma nessuno dubita che la Russia ha sconfitto il nemico». Poi la stoccata: «Kiev non sta combattendo per il popolo ucraino, ma per i capitali rubati».
Sul flop della tregua, il ministero della Difesa di Kiev ha segnalato 2.935 violazioni nel giorno di Pasqua. Lungo la linea dei fronti, i russi hanno compiuto 96 assalti, 1.882 bombardamenti, e fatto volare un migliaio di droni. Purtroppo ci sono state anche 4 vittime tra i civili. «Questa giornata non è stata sufficiente a Mosca per rispondere né alla proposta di un cessate il fuoco di 30 giorni dopo Pasqua, né alla proposta di estenderla nei cieli e contro infrastrutture civili», scrive su X Zelensky. Il Ministero della Difesa russo replica affermando che le forze armate ucraine hanno violato il cessate il fuoco 4.900 volte, colpendo i soldati di Mosca con droni e artiglieria.
Nel 1.
153° giorno di scontri, droni russi hanno attaccato le regioni di Chernihiv, Luhansk, Kharkiv, Sumy (dove è tutt'ora in corso una battaglia sanguinosa), Zaporizhzhia e Dnipropetrovsk. Droni anche su Kiev, con la popolazione che si è rifugiata nelle stazioni della metro.
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