Lo zerovirgola e il vero buco

Lo zerovirgola e il vero buco

L'ultima pagella europea sull'Italia - che rischia di metterci definitivamente all'angolo, con il peggioramento dei conti nel 2019 e con la richiesta di una maxi-manovra 2020 da oltre 30 miliardi per riportare a galla la nave che affonda - finisce per smentire clamorosamente le ultime mosse del governo gialloverde. Non più tardi di qualche giorno, infatti, Conte & C. hanno celebrato la Festa del Lavoro con una certa enfasi perché, quasi in contemporanea, l'Istat aveva dato un gradito annuncio: il Belpaese non è più in recessione, anche se la crescita è solo dello 0,2. Una notizia che era stata accolta con il petto in fuori, una medaglia sul petto, dall'esecutivo che si era subito attribuito il grande merito di aver fatto voltare pagina alla nostra economia. Si trattava, però, soltanto di una foglia di fico perché sono bastati pochissimi giorni per capire che era tutto un «bluff» (siamo o non siamo in campagna elettorale?).

Restiamo, insomma, in mezzo al guado, come prima, più di prima. Se ne è accorto persino il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che, nella manifestazione del 1° Maggio, ha ribadito un fatto incontrovertibile: continuiamo ad essere il fanalino di coda dell'Europa. A Bologna, Landini ha fatto anche un po' di humor dicendo che lo 0,2 è meglio che nulla, ma che non arriva ad essere neppure un prefisso telefonico. Prefisso o non prefisso, il fatto è che la congiuntura continua a restare pesantissima e che l'Unione Europea ha, purtroppo, ragioni da vendere. È, in effetti, sufficiente guardare l'indice Pmi manifatturiero, un termometro molto preciso sull'effettivo andamento del ciclo economico: in aprile, per il settimo mese consecutivo, tale indice è restato sotto la soglia recessiva dei 50 punti nonostante sia risalito a quota 49,1. Nella graduatoria, siamo al penultimo posto: se la Spagna si conferma nel plotoncino di testa, con un rispettabile 51,8, oggi peggio di noi, nell'indice Pmi, c'è solo la Germania, pensate un po', che pare sempre meno «sturm und drang». Nulla di buono, dunque. anche perché sbaglia chi ritiene che questa maglia nera di Berlino potrebbe servire a far calare automaticamente il nostro spread che è il differenziale tra i decennali italiani e i bund tedeschi. Ma la situazione potrebbe aggravarsi ancora di più. Un esempio? Secondo l'Istat, una percentuale di posti di lavori compresa tra il 9 ed il 15% dovrebbe essere automatizzata in un prossimo futuro.

Per i giovani in cerca di prima occupazione le possibilità di inserimento in tempi accettabili nel mercato del lavoro rischiano,quindi, di ridursi ulteriormente. Bisognerebbe intervenire e ci sarebbero tanti modi - prima che sia troppo tardi. Ma chi ci pensa davvero? Nessuno.

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