Arriva lo «Zoomwear» e ringraziando il cielo non ha nulla a che spartire con la sciatteria di chi durante il primo lockdown si è laureato in mutande perché «tanto l'inquadratura del computer arriva fino al busto» e adesso affronta le varie ondate di pandemia in pantofole e tuta da ginnastica. «L'estetica si deve fondere con il modo di vivere e le nuove necessità» ha detto Alessandro Sartori, talentuoso direttore artistico di Zegna creando una strepitosa collezione che dal punto di vista moda è una piccola rivoluzione copernicana. Tutto è morbido, fluido, privo di tagli e cuciture ma nel suo essere comodo oltre ogni dire non perde il segno distintivo della vera eleganza sartoriale. «Abbiamo usato un solo tessuto annuncia Sartori il jersey di cashmere, lana o flanella, in tutti i pesi possibili e immaginabili: dai 180 grammi delle T-shirt agli 800 dei cappotti da grande freddo». Il risultato è a dir poco sensazionale perché nessun tessuto a navetta può essere elastico quanto il jersey che finora non era mai stato realizzato con i pregiatissimi filati di cui il Lanificio Ermenegildo Zegna ha la leadership mondiale. «Avere l'orto sotto casa è una grandissima comodità» sostiene il designer spiegando che per mettere a punto questo rivoluzionario materiale si sono rivolti al Gruppo Dondi, storica azienda che produce jersey a Carpi (vigneto doc della maglieria made in Italy) e che due anni da ha ceduto la maggioranza del proprio pacchetto azionario a Zegna. Perfino le scarpe sono comodissime slipon in jersey di cashmere sopra a una classica suola da sneaker e le strepitose cartelle da lavoro del nonno si ripiegano come un giornale grazie all'uso del filato nella pelle. Il bello è che non servono più tagli, fodere e cuciture: tutto prende la forma del corpo con quell'estrema naturalezza che nel mondo della moda si chiama in inglese, effortless. C'è poi una ricerca di nuovi colori (il nude al maschile è una fusione a caldo tra sabbia rosa e beige) mentre le fantasie sono i grandi classici dell'uomo tipo Principe di Galles, pied-de-poule o pied-de-coq realizzati però con la tecnica dello jacquard un tempo usata solo per la maglieria.
Presentata con un bellissimo filmato di 12 minuti girato da Mattia Benetti tra Assago, il nuovo campus della Bocconi e l'avveniristica sede milanese del brand in via Savona, la collezione è stata battezzata Reset perché di questo si tratta: un nuovo modo di pensare e realizzare la moda senza rinnegare il passato, ma ripensando il presente e tutto quello che ne verrà. In quest'ottica la sensazionale notizia dell'apertura di Zegna al mondo femminile passa quasi in secondo piano anche perché da tempo le donne giovani e chic rubano giacche, camicie e pullover ai fidanzati. «Adesso potranno farsi fare tutto su misura» conclude Gildo Zegna preoccupato come tutti per l'andamento della pandemia, ma giustamente soddisfatto dell'andamento estetico del brand. Con Zegna si è aperta ieri la digital fashion week di Milano Moda Uomo con 40 appuntamenti tra sfilate a porte chiuse e contenuti digitali trasmessi in streaming sulla piattaforma di Camera Nazionale della Moda Italiana. Si è invece concluso l'altro giorno Pitti Connect, una specie di versione digitale del più importante salone al mondo della moda maschile. Dire che è stato utile e a chi sarebbe troppo. Del resto uno dei difetti capitali di Pitti Immagine sta nell'ansia da prestazione per cui tutto deve essere caricato di significati e significanti intellettuali.
Bellissima in compenso la collezione di
Brunello Cucinelli che ha aperto la rassegna con una conferenza in streaming da Solomeo. Tra i capi più sensazionali il piumino in cashmere che sarà anche déjà vu, ma ha una bellezza intrinseca per così dire a prova di scemo.
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