Polito: «Walter si contraddice Per lui il rivale resta un nemico»

Il direttore del Riformista: «L’esempio Putin non regge. Chi vince 3 elezioni non è antidemocratico»

Polito: «Walter si contraddice Per lui il rivale resta un nemico»

da Roma

Direttore Antonio Polito, Veltroni dice che Berlusconi è come Putin. Andando per assonanze, come direttore del «Riformista» non mi sentirei tanto tranquillo...
«Eh no, la fine della Politoskaja non mi andrebbe proprio di farla...».
Il paragone Roma-Mosca non regge.
«No che non regge. Un esempio esagerato, tra noi e loro c’è un abisso. Anche se il paragone tra Silvio e Vladimir a qualche elettore del centrodestra potrebbe non dispiacere».
Berlusconi non è antidemocratico?
«Antidemocratico uno che vince per tre volte, democraticamente, le elezioni?».
Allora come spiega l’uscita del segretario del Pd?
«Ho cercato di farlo nell’editoriale del Riformista di domani (oggi in edicola, ndr) dal titolo: “Se il 25 ottobre si trasforma nel 25 aprile”. Veltroni sta tentando di caricare di significato la manifestazione del Pd: una mobilitazione generale contro il governo. Ma se può rafforzare lui, rischia di non rafforzare l’opposizione».
In effetti questi toni contraddicono ciò che Veltroni ha dichiarato in campagna elettorale e dopo.
«Non solo contraddice se stesso, ma per fare un’opposizione di questo tipo, non c’era bisogno di fare il Pd, bastavano i Ds. Questo partito nasce sull’affermazione di un’alternanza tra due forze politiche che condividono i principi fondamentali, che non vedono nell’avversario un nemico, che non propongono alternative di sistema. Invece c’è aria di correntone, di protesta giustizialista, di continua minaccia aventiniana...».
Il Veltroni «buono» non esiste più.
«C’è una svolta cofferatiana, del Cofferati dei tre milioni in piazza. Ma va riconosciuta l’attenuante della provocazione».
Veltroni è stato provocato?
«Per reggere il filo dialogante, Walter aveva bisogno della sponda di Berlusconi. Che invece ha continuato a negargliela e a menare schiaffoni».
Tipo?
«Prendiamo la vicenda Alitalia. All’inizio il Pd dà l’impressione di giocare sotto sotto al boicottaggio della trattativa. Ma quando Walter mette sul divano di casa sua Epifani e Colaninno, svolge il ruolo di una vera opposizione di governo. Tanto che è l’unico momento di reale nervosismo di Berlusconi. Ma se lui ha dato una mano, il premier gli ha risposto con uno schiaffone. Credo che anche dal punto di vista umano Walter sia rimasto scottato...».
Non gli resta che il lamento. E inseguire Di Pietro...
«Bisogna comprenderlo: mica può reggere in questo modo. Le provocazioni esterne lo indeboliscono all’interno del Pd, e lo costringono ad alzare i toni. Così almeno si acquartiera nel fortilizio, serra le fila, motiva i suoi, rinsalda l’identità. Con un paio di conseguenze negative, però... Perché in questo modo fai anche il gioco dell’avversario, tanto che Berlusconi può rispondere con una scrollata di spalle. Contraddici te stesso, la gente se ne accorge e ti ritiene meno credibile. E perdi la possibilità di penetrare nel campo avverso a cercare consensi».


Che circolo vizioso, che posizione terribile. Fino a quando resisterà?
«Arduo dirlo, e poi ci vuole qualcuno che combatta per la leadership... Ma intanto credo faccia comodo a tanti, che le botte le prenda sempre Walter».

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