Prandelli e il biscotto: "Problema tutto nostro"

Il tecnico scaccia l’incubo: "Gli spagnoli da 10 anni giocano per dare sempre spettacolo... Ci basterà battere l’Irlanda 1-0"

Prandelli e il biscotto: "Problema tutto nostro"

Cracovia - Lo rivela un proverbio nostrano: chi ha il difetto ha il sospetto. Perciò non possiamo avercene a male se in giro per l'Europa, dai soliti maestri inglesi fino all'isterico ct croato Bilic, c'è chi sostiene, con qualche ragione e un po' di bava alla bocca, che non è lecito ricevere lezioni in materia di "biscotti" dagli italiani inseguiti da scandali per partite "taroccate" volgarmente. È vero, c'è un nervo scoperto della Nazionale di calcio, la ferita ancora sanguina per quel famoso 2 a 2 apparecchiato da Danimarca e Svezia in Portogallo nel 2004: Cassano versò le prime lacrime di una carriera azzurra avara di successi, tradito dall'emozione dopo aver firmato un gol decisivo per acciuffare il successo sui titoli di coda della sfida con la Bulgaria. Eppure l'episodio riapparso alla memoria collettiva dopo l'1 a 1 di Poznan, 8 anni dopo, non è sufficiente per impartire lezioni di etica sportiva o spedire ammonimenti a Madrid o a Zagabria.

In Spagna, tra l'altro, non sembrano affatto contagiati dall'utilità della possibile furbata e non solo perché, come suggerisce quell'educatore di Prandelli, «siamo noi italiani ad avere un problema se pensiamo questo di una squadra che da 10 anni a questa parte va in giro per il mondo a dare spettacolo e a raggiungere il risultato attraverso il gioco».
I due quotidiani sportivi di maggior diffusione, Marca e As, han lanciato un sondaggio raccogliendo indicazioni di segno univoco: a stragrande maggioranza, percentuale tra il 60 e il 70%, votato il no al "biscotto" con la Croazia con l'intento di far fuori l'Italia. Per fortuna, dalle parti di Cracovia, c'è un ct che ha il coraggio di prendere di petto persino il suo capitano, Gigi Buffon, e quella espressione infelice utilizzata per mettere Antonio Conte al riparo dai veleni («meglio due feriti che un morto») e di cantargliele in modo schietto facendo finta di polemizzare con la giornalista autrice della domanda. «È impossibile pensare una cosa del genere», ripete sicuro prima di avventurarsi in un pronostico che è di fatto la negazione assoluta del biscotto. «L' 1 a 0 sull'Irlanda può bastare, ne sono convinto», declina alla fine per mettere una croce sul dibattito fastidioso ma inevitabile che da ore accende gli animi non solo nel ritiro della Croazia.

Già perché poi a furia di accreditare la teoria del "biscotto" altrui, versione calcistica del complotto demo-plutocratico di mussoliniana memoria, si finisce col prestare il fianco a un altro affondo. Specie quando arriva dalla stessa platea giornalistica italiana di Cracovia la domanda sul Trap «che dovrebbe strizzarci l'occhio», «farci un favore», insomma schierare la seconda squadra per renderci più agevole il cammino. «Ma per favore, Trap ha rispetto per la sua professione», manda a dire Prandelli formatosi alla stessa scuola, ai tempi della Juve razza padrona, con Boniperti presidente e l'Avvocato a sorvegliare dalla collina sui costumi della sua squadra del cuore. Quel mite ma inflessibile ct, che tenta disperatamente di cancellare dalla testa dei suoi, l'idea che difendere l'1 a 0 è cosa buona e giusta, ecco l'errore fatale commesso al cospetto della Croazia, sembra un marziano nella patria di Machiavelli.

È lui il vero comandante che indica la rotta mentre la federcalcio, con le antenne dritte, esce allo scoperto con una iniziativa di sapore diplomatico. Inoltrata ieri mattina, con la firma del capo-delegazione Demetrio Albertini, una protesta ufficiale all'Uefa per i fischi all'inno di Mameli rivolti dal pubblico croato.

Nella lettera inviata al segretario generale Gianni Infantino esplicita è la richiesta di una «condanna pubblica del comportamento» che si può leggere diversamente.

In controluce, infatti, significa: “occhi aperti signori dell'Uefa" sul biscotto possibile, non tanto per dichiarata disponibilità dei campioni del mondo, semmai per qualche galeotta proposta, a partita in corsa, magari. Anche un arbitro dall'udito finissimo può risultare prezioso a scoraggiare simile porcheria. E scusate per queste ultime raccomandazioni. Sapete come siamo fatti noi italiani: chi ha il difetto ha il sospetto.

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