La Croazia è un cliente scomodo, molto scomodo. Per usare la metafora di Arrigo Sacchi è come quel pugile che non vorresti mai ritrovare sul ring perché capace di lasciarti il segno sul viso per molto tempo. Eloquente, in proposito, la statistica: l’Italia non ha mai piegato la sua resistenza. Cinque i precedenti: 2 sconfitte e 3 pareggi nel dettaglio. Ha un solo campione conclamato, Modric, 26 anni, stellina del Tottenham, stimatissimo nel ritiro azzurro e definito dal suo ct Bilic «più forte di Pirlo». Discutibile, molto discutibile. La Croazia non ha avuto una qualificazione travolgente: per presentarsi qui all’europeo ha avuto bisogno dello spareggio con la Turchia, massacrata a Istanbul, con un 3 a 0 secco e senza discussione. È entrata dalla porta di servizio in Polonia, dove però il debutto è apparso irresistibile: 3 schiaffoni sulle guance del vecchio, caro, inimitabile Trap.
D’accordo, la Croazia è uno scomodo cliente, dalle nostre parti è stata descritta come una bestia nera, ha due armadioni in attacco che di testa possono fare sfracelli (ma Bonucci e Chiellini sono addestrati ai duelli in quota), eppure l’interrogativo è legittimo: può la Nazionale incoraggiante di Danzica fermarsi dinanzi a questo rivale e addirittura rischiare di farsi respingere al mittente? La prima risposta tocca al ct Prandelli: «Abbiamo molto da perdere». Vero. Ma anche un dovere, nascosto nelle pieghe delle risposte evasive di ieri sera: «Con la Spagna potevamo pensare di fermarli e ripartire, qui abbiamo il compito di provare a vincere». Non è una differenza di poco conto. Cambia tutto. Cambia la cifra tecnica del rivale «capace di cambiare con disinvoltura e dotato di una intensità straordinaria» la descrizione del ct, cambia il rischio, qui in caso di sconfitta c’è l’eliminazione, cambia anche il contorno, c’è da sconfiggere una tradizione decennale di segno negativo. Per questo c’è la dichiarata intenzione di non stravolgere l’Italia di Danzica, qui a Poznan. Il debutto felice del modulo ha prodotto nelle viscere della Nazionale convinzione e sicurezza: così si costruisce l’auto-stima fondamentale per fare strada e passare da un incoraggiante pareggio a un successo, necessario come il pane. «Ho un solo dubbio» la conferma arrivata dal Ct. Riferita all’allestimento dell’attacco e in particolare ritagliata intorno alla discussa sagoma di Balotelli. «L’ho visto più concentrato del solito e questa è una bella cosa» è il giudizio finale con cui Prandelli lo ha condotto per mano alla seconda sfida dell’Europeo. Non è in discussione Cassano, elogiato con la seguente espressione: «Contro la Spagna ha dato il 100% e questo mi basta. Lui dice di essere al 70%: è tanta roba». C’è un bisogno fisiologico di Fantantonio e dei suoi estri, specie tra i birilli croati, in difficoltà nei duelli palla a terra. La complicazione può arrivare dal tempo: prevista pioggia battente, proprio all’ora della partita.
La parola d’ordine per l’Italia di Prandelli è una sola: profondità. Che di solito fa rima con Di Natale, il cecchino arrivato dalla panchina a miracolo mostrare. «Farò sempre 3 cambi, anche chi entra negli ultimi 7-8 minuti può fare la differenza» la convinzione del Ct. Non si può prescindere dalla salute dei tre finiti dentro il frullatore del ballottaggio. Cassano è al 60-70 %, Di Natale spremuto dalla stagione, Balotelli ha gioventù e fisico da corazziere. Non sono dettagli di poco conto. Se solidità della squadra e l’entusiasmo determinato dal comando del girone rappresentano il segreto della Croazia, la difesa resta il suo tallone d’Achille visto che persino la bistrattata Irlanda è riuscita, nel finale della prima sfida, ad apparecchiare una striscia di attacchi pericolosi. Indispensabile, a questo punto, chiedere a Pirlo una maggiore assistenza ai due attaccanti. «Non sono consumato dalla stagione della Juve, contro la Spagna mi sono spinto in avanti solo una volta perché loro non me lo hanno consentito» la spiegazione postuma offerta dalla musa azzurra. Al netto delle suggestioni, il destino dell’Italia è racchiuso in un risultato solo: è indispensabile piegare la Croazia per spianarsi la strada verso i quarti di finale.
E per realizzare la missione, Balotelli può diventare utilissimo. È forse l’ultima chiamata in questo europeo, cominciato con un passo incerto, qualche critica di troppo e una clamorosa occasione sprecata. «Non capisco perché Mario dovrebbe costituire un peso per noi, sono convinto che può farci vincere la partita» la difesa non proprio d’ufficio di Pirlo. C’è bisogno di una sterzata clamorosa, nel suo rendimento, per guadagnarsi il credito che gli è stato concesso, credito sul talento non ancora espresso appieno.
È un giovanotto di 22 anni, è vero ma sono le responsabilità precoci spesso a forgiare il carattere dei grandi campioni dotati da madre natura. Mario è uno di questi: deve trasformare quella fortuna in una grande opportunità. E non solo con il gol o con la giocata memorabile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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