Preferisco la potenza barbarica

T utte le tattiche che volete, tutte le disposizioni strategiche che con i 4-4-2 o gli alberi di Natale, ma poi ci vuole il colpo risolutore: ecco la folla che urla e i giocatori che si abbracciano. Il gol è il gesto del calcio che libera da ogni tensione, esaltando gli uni, deprimendo gli altri. Tutti i giocatori possono essere protagonisti del grande evento, ma chi è destinato a questo compito supremo è colui che porta sulla maglia il numero 9. Purtroppo oggi il fascino magico dei numeri è completamente dimenticato per colpa di quella deregulation calcistica che sta cambiando un po’ tutte le nostre abitudini.
Ibrahimovic e Trezeguet: diversi, con lo stesso destino. Pelle bianca e pelle scura, potenza barbarica l’uno, agilità da gazzella l’altro. Preferisco il sangue misto ebraico-svedese perché quel ruolo mi è sempre piaciuto che venisse interpretato con la forza. Piola, Nordahl, Altafini: poca finezza, inarrestabile potenza. Ibrahimovic segue quelle generazioni di campioni che sembrano avanzare indomiti, resistendo ai colpi degli avversari, alle cariche maligne in barba al regolamento. E poi, ecco la botta, e neppure ti accorgi della traiettoria che prende il pallone.
Trezeguet ha la furbizia del tattico: è rapido ad arpionare il pallone e portarlo in porta come se fosse incollato al piede, oppure ballonzola furbescamente nell’area di rigore e, all’occasione buona, non perdona. Ma come lui, anche altri possono andare in rete con la stessa bravura.

Ibrahimovic è unico, nessuno ha la sua potenza e la sua velocità, quell’altezza ed elevazione che va a prendere la palla tra le nuvole.
Bella coppia, i due, che stanno portando avanti Inter e Juve: senza rivali tra i numeri 9: due fenomeni che hanno seppellito il fenomeno unico.

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