Cambia stagione ma la canzone è sempre la stessa, si ripete come un disco rotto. L’anno scorso di questi tempi venivano nominati 80 presidi di ruolo per altrettante scuole di Milano e Lombardia. Dopo un anno, però, ben 50, cioè oltre il 60%, se ne sono già tornati a casa. Tutti al Sud.
E ora la storia si ripresenta uguale: stanno arrivando altri 103 nuovi presidi, sempre provenienti dal Sud: Campania, soprattutto, ma anche Calabria, Puglia, Sicilia. Occuperanno sedi rimaste prive di titolare. E se tutto va come (tristemente) previsto, tra un anno buona parte di questi 103 presidi chiederà, ottenendolo, il trasferimento a casa loro, cioè al Sud. In questo modo si riattiva un «vecchio» e perverso fenomeno, difficile da fermare: il noto giochino della serie «Prendi il posto e scappa».
Abbiamo citato il caso lombardo, ma nel complesso, in tutto il Nord Italia, attualmente sono 250 i posti da dirigente scolastico liberi, e tutti saranno occupati da personale proveniente dalle regioni del Sud. Stando alla percentuale-media del 60 per cento, facile calcolare quanti tra un anno di questi tempi avranno già fatto le valigie per tornarsene nella loro regione...
Ma quella dei presidi in fondo non è che la punta dell’iceberg di un «sistema» che rischia, se non di affondare, di fare grossi danni alla scuola italiana. Infatti il meccanismo che regola il viavai tra le cattedre italiane degli insegnanti - molto più numerosi dei presidi - è il medesimo. Stesso andazzo, stesso scandalo. E che il viavai sia parecchio frenetico lo dimostra questo dato: di 150mila domande di trasferimento presentate dagli insegnanti in tutta Italia nell’anno scolastico 2008/09, quelle accolte sono state ben 90mila (a confermare invece il carattere «meridionale» della nostra scuola sono le graduatorie che raggruppano gli aspiranti-docenti, dove due neolaureati su tre sono meridionali: circa il 67%).
Ma torniamo ai «nostri» presidi. Perché avviene tutto questo? Ciò avviene perché le graduatorie del Nord, sia quelle dei concorsi ordinari che quelle dei concorsi riservati, sono ormai esaurite. Come è possibile? I concorsi si svolsero nel 2004 e 2006 su base regionale. Concorsi banditi per un numero di posti ben definito. «Noi – dice Antonio Lupacchino, dirigente scolastico provinciale di Milano – abbiamo rigorosamente rispettato le disposizioni. In altre regioni invece hanno messo a concorso più posti del dovuto e sono stati dichiarati idonei personaggi che credo non siano migliori dei nostri bocciati. Così le graduatorie non finiscono mai». Insomma, per Lupacchino si doveva trovare un’altra soluzione: «Indire un nuovo concorso per coprire le sedi che in questi ultimi anni si sono liberate. Così si evitava di ricorrere agli idonei delle graduatorie riservate dove c’è di tutto». Un problema che da tempo sta sollevando polemiche. Basti ricordare la recente vicenda al consiglio provinciale di Vicenza dove era stata approvata una mozione in cui in sostanza si chiedeva che a capo delle scuole vicentine venissero scelti presidi locali. Una mozione bipartisan, col voto favorevole anche di esponenti del Pd. Perché la polemica, sia pur tra differenze e precisazioni, è ormai trasversale.
Il “triste” valzer che sta per riprendere nelle nomine dei presidi rappresenta indiscutibilmente un gravissimo handicap per la scuola italiana. Lo sa bene per esperienza Antonio Lupacchino che dal suo osservatorio privilegiato ha modo di verificare come l’introduzione dei nuovi presidi provenienti dal Sud stia diventando troppo spesso un problema per gli istituti scolastici. «Abbiamo dovuto intervenire ripetutamente – dice – per arginare molte disfunzioni in questo settore. In alcuni casi il fatto che dopo un anno le persone nominate se ne vadano, per noi è un sollievo. Speriamo che la prossima tornata di presidi ci porti gente migliore: la scuola milanese non merita certe presenze».
I presidi del Sud potranno scegliere la sede soltanto il prossimo 25 agosto. Solo qualche giorno prima di rendersi conto della realtà che dovranno affrontare. Ma paradossalmente la vicenda non sarà ancora finita perché altre scuole si troveranno a non avere ancora un preside. E allora saranno affidate in reggenza a un preside già in servizio che in tal modo dovrà dividersi tra due istituti.
A meno che non si ripieghi su qualche preside «incaricato», docenti che da anno svolgono questa funzione magari anche dopo essere stati bocciati al concorso riservato. Ma comunque hanno già dimostrato di essere migliori di molti che sono rimasti per un anno e se ne sono andati. Quasi sempre - come ama sottolineare con perfidia la Lega - al Sud.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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