«Una presa d'aria staccata provocò la fine di Yuri Gagarin»

Nuova ipotesi sulla misteriosa morte del primo cosmonauta della storia, avvenuta nel 1968 all'età di 34 anni

Si allunga la serie di ipotesi sulla misteriosa morte di Iuri Gagarin, il primo uomo nello spazio che perse la vita nel 1968, a soli 34 anni, precipitando durante un volo di addestramento con un Mig-15 insieme al suo co-pilota: una commissione indipendente russa, dopo nove anni di indagini con moderne tecniche investigative, ritiene che il cosmonauta sovietico avrebbe avuto una reazione di panico nel vedere una presa d'aria scollegata in cabina, abbassando troppo velocemente la quota con una picchiata spericolata. La tesi, pubblicata sul quotidiano britannico «Daily Telegraph» e ripresa da alcuni siti russi on line, è sostenuta da Igor Kuznetsov, un colonnello in pensione dell'aeronautica sovietica che partecipò anche alla prima indagine di 42 anni fa. Kuznetsov l'aveva già anticipata alcuni anni fa, sempre alla stampa britannica, ma ora si dice convinto delle conclusioni e, aggiungendo un nuovo «giallo», chiede che siano vagliate da una commissione indipendente con esperti internazionali e da una commissione governativa.
«Nessuno sa che cosa è realmente accaduto tranne noi», ha spiegato l'ex ufficiale. «Dobbiamo dire al nostro popolo e alla comunità internazionale il vero motivo della morte del primo astronauta del mondo», ha incalzato, sfidando il niet ad una riapertura dell'inchiesta opposto nel 2007 dell'allora presidente russo Vladimir Putin.
La scomparsa di Gagarin, in effetti, resta uno dei segreti meglio custoditi dell'ex Urss: l'esito dell'indagine non fu mai pubblicato e gli investigatori furono in grado solo di ipotizzare che «la causa più probabile» dell'incidente fu una manovra improvvisa, forse per evitare una sonda atmosferica o un manto di nubi. Ma la vaghezza delle conclusioni non fece che alimentare numerose ipotesi, alcune anche ai limiti della fantasia. Una delle più imbarazzanti è che entrambi i piloti fossero ubriachi di vodka, perdendo così il controllo dell'aereo: Gagarin avrebbe cominciato a bere per sostenere meglio il peso della gloria internazionale dopo il suo ritorno dallo spazio, il 12 aprile 1961.
Ci fu chi arrivò a sospettare l'allora leader sovietico Leonid Brezhnev di aver tramato un sabotaggio perchè invidioso della popolarità del cosmonauta. Non mancò chi pensò ad un rapimento degli alieni, o che l'icona sovietica fosse sopravvissuta allo schianto e fosse morta poi in un ospedale psichiatrico nel 1990. Altri ipotizzarono che il suo co-pilota Vladimir Serioghin avesse deciso di uccidere se stesso e il collega per invidia o che Gagarin avesse simulato la propria morte, si fosse fatto una plastica e fosse scomparso.


Kuznetsov, capo di un gruppo di esperti russi che ha consultato anche centinaia di documenti, ritiene che la verità sia molto più banale per spiegare il mistero di quel Mig-15, caduto il 27 marzo 1968 in bosco vicino al villaggio di Novosielovo, a circa 200 km a est di Mosca: il cosmonauta si sarebbe spaventato vedendo che una presa d'aria era parzialmente staccata e, rendendosi conto che la cabina non era ermeticamente sigillata, avrebbe tentato di ridurre la quota di 3000 metri con una picchiata fatale da 145 metri al secondo. Entrambi i piloti avrebbero perso conoscenza, ignari come la scienza di allora degli effetti di una simile manovra, e l'aereo si schiantò.

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