La presidente che urla contro se stessa

nostro inviato all’Aquila

Centoquaranta centimetri (più o meno) di rabbia e passione. Stefania Pezzopane, presidente della Provincia dell’Aquila in quota Pd, è fatta così: gira per i luoghi del terremoto, porta aiuto, conforto, sostegno. E appena vede un giornalista smentisce il suo cognome da bonacciona e la sua statura extrasmall per lanciarsi in una filippica contro i politici - di destra ma anche di sinistra - che vengono nelle terre ferite a «fare passerella» in vista delle prossime europee. Peccato che il 6 e 7 giugno prossimo si dovrebbe - in Abruzzo meglio dimenticarsi il modo indicativo - votare per il rinnovo dell’amministrazione provinciale dell’Aquila. E la Stefi cerca il bis.
Fatto sta che il popolo della sinistra, affamato di leader, guarda con crescente attenzione a questa outsider balzata agli onori delle cronache in un contesto tanto drammatico. E ha osservato con catodica ammirazione la pasionaria del sisma agitarsi contro tutto e tutti giovedì sera ad Annozero. Contro i presenzialisti della politica, contro le piccole imperfezioni della macchina dei soccorsi che perfino l'ambasciatore tedesco in visita informale in queste terre ha trovato di efficienza più che teutonica, ma che lei vorrebbe evidentemente miracolosa. Contro chi non ha fatto i controlli sugli edifici crollati. Che poi anche le scuole che sono di competenza dell’ente da lei presieduto ora presentino, secondo un primo monitoraggio, tutte le sfumature del disastro, dai danni lievi ai crolli generalizzati, alla Pezzopane sembra sfuggire.
Del resto la donna è abituata a protestare contro se stessa. Nel 1999, con Prodi al governo, fu sorpresa a sfilare con gli operai. Posizioni scomode, anzi scomodissime, come quando anni fa salì sul tetto dell’industria Finmek in compagnia degli operai con bandiera rossa che lottavano per evitarne la chiusura. Si meritò in quell’occasione anche il rimbrotto dell’allora presidente della Regione Ottaviano Del Turco: «Le istituzioni non devono salire sui tetti ma stare con i piedi per terra». E pazienza se è una terra che balla ogni quarto d’ora. La signora «di lotta e di governo» peraltro non portò nemmeno fortuna: la Finmek è praticamente finita, malgrado le proteste acrobatiche.
Malgrado ciò, amministrare le piace, eccome: 49 anni, una figlia di 10, diplomata, è politica di professione. In passato è stata consigliere comunale, presidente del consiglio comunale, consigliere regionale, assessore della Cultura. Ora la stuzzica l’idea di guadagnarsi la ribalta nazionale, che mancò nel 2008 quando Walter Veltroni coltivò l'idea di candidarla in una lista bloccata per la Camera. Niente da fare: troppo rischioso rimettere in gioco la Provincia con l’aria che tira a sinistra. Ora Pezzopane si ricandida: e ha anche buone possibilità di farcela. Non per il buongoverno, no. Anzi, da più parti è considerata una che ama solo la passerella, che ha messo tanti filtri nella sua segreteria per non essere importunata, che ha fatto tanto fumo, vedasi il progetto «Cento cervelli» per i giovani. No. Il suo vero asso nella manica è l’inconsistenza nella provincia aquilana di una vera opposizione. «Cinque anni fa sbagliammo candidato presidente - racconta Fernando Ciancarelli, capogruppo di Forza Italia -, oggi non l’abbiamo nemmeno ancora scelto».

Insomma, gioco facile per Pezzopane, che prima che il sisma resettasse il suo territorio aveva iniziato a organizzare cene a pagamento per sostenere la sua ricandidatura. Dal ristorante ai pasti precotti nelle tendopoli degli sfollati.

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