Il prestigiatore Travaglio smentisce se stesso pur di condannare Silvio

L’Houdini del giornalismo italiano, al secolo Marco Travaglio, questa volta ha superato persino se stesso. Sul «suo» Fatto Quotidiano, che ieri nelle edicole avrà causato i soliti assembramenti, ci ha regalato due splendidi esercizi, uno di illusionismo e l’altro di straordinaria acrobazia. Che, se fossero stati compiuti faticando un po’ e non solo mettendosi comodo, davanti al pc, avrebbero suscitato, senza dubbio, una certa invidia nel celebre mago ungherese, bravissimo a ribaltare a suo favore situazioni impossibili.
Sotto lo spiritosissimo titoletto «Voi Bruti, noi Liberati» (ma dove la troverà, ogni mattina, tutta questa ironia? Nel cappuccino o nella farcitura della brioche?) il maestrino dalla penna rossa rivela finalmente, una riga dopo l’altra, il suo sogno inconfessabile: indossare una toga e sostituirsi ai giudici. I giudici, pensate un po’. Quei giudici, intesi come categoria, che lui di solito difende e incensa quando vanno a ficcare il naso nella biancheria intima di Berlusconi, lo spiano dal buco della serratura e fanno intendere, passando qualche carta sottobanco, a lui direttamente o a certi suoi amici, che qualcosa contro il premier si può sempre scrivere o dire. Magari anche in tv, magari anche ad Annozero. Quale è dunque la sorprendente tesi sostenuta da Travaglio-Houdini? «Semplicemente» questa: il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati ha sbagliato ad anticipare, citiamo testualmente, «le conclusioni di un inchiesta in pieno corso, anzi appena iniziata».
L’inchiesta, che secondo Travaglio è in pieno svolgimento ma che per il procuratore di Milano è invece già abbondantemente finita, è quella che riguarda l’oramai famosa Ruby e la telefonata in Questura per il suo affidamento, fatta, a suo tempo, dal presidente del Consiglio. Non c’è niente ne sotto né sopra il tavolo, le carte sono chiare la polizia ha operato correttamente, dice il procuratore di Milano, ergo: non c’è trucco non c’è inganno, ergo bis: chiudiamola e facciamola finita con le illazioni. Ma attenzione, perché è qui che arriva il gioco di prestigio del maestrino dalla penna rossa. Se al posto del signor B, come ama chiamarlo Travaglio, ci mettete il signor F, cioè Fini, le conclusioni cui giunge Bruti Liberati sembrano la fotocopia delle conclusioni scritte e riscritte, con dovizia di aggettivi e avverbi, dallo stesso Travaglio, giusto fino a ieri a proposito della vicenda della casetta a Montecarlo «affidata» dal presidente della Camera al cognatino Tulliani.
Ma come? Travaglio che rinnega Travaglio? Vanno bene le anticipazioni delle Procure quando dicono che il presidente della Camera non ha fatto niente di male e si va verso l’archiviazione dell’inchiesta sull’appartamentino (anche se Fini era indagato, come abbiamo appreso ma solo, per delicatezza, a fine inchiesta) e non vanno invece bene adesso quelle che riguardano Berlusconi, considerato oltretutto che il premier non è nemmeno indagato? Alla faccia della coerenza. Ma il mago di Torino sa fare anche di meglio nel passaggio successivo di questa sua terribile reprimenda al procuratore Bruti Liberati: «...come se la catena di menzogne e abusi di potere emersi in questa storia e candidamente ammessi dai protagonisti fosse acqua fresca solo perché non è (ammesso e non concesso che non sia) un reato. Il comunicato del procuratore sembra fatto apposta per venire incontro alla curiosa linea adottata dal capo dello Stato, così loquace quando c’è da raccomandare prudenza ai magistrati e così silente quando i fatti segnalano, diciamo così, qualche impudenza del premier...». Possibile che non ci sia reato? Guardate che si tratta di Berlusconi, quindi il reato ci deve essere per forza, guardate meglio, aspettate a tranquillizzare gli italiani, invoca, disperato, l’illusionista da scrivania.
Persino il capo dello Stato non gli va bene, giusto perché non strimpella ai quattro venti qualcosa contro il premier. E, in un crescendo straordinario che offre la misura della sua vena apodittica, Mister giornalismo tira la sua conclusione, riferendosi ovviamente alla conclusione di Bruti Liberati: «Che cos’è, una nuova forma di rito abbreviato? E vale per tutti o solo per qualcuno?».

Come dire, se interpretiamo bene, caro Travaglio-Houdini, che con qualche piroetta, rovesciando la prospettiva e sostituendo personaggi e interpreti, si può sempre arrivare dove si vuole. E dove può arrivare un segugio come lei se non a casa Berlusconi, anche se Berlusconi stavolta non è in casa.

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