“Mi pensi? Ma quanto mi pensi?” C’era ancora la Sip, erano gli anni Ottanta. Uno spot diventato un tormentone, prima della privatizzazione della telefonia pubblica, prima di Telecom e prima di Tim. Le domande di una innamorata a un innamorato venivano interrotte bruscamente - ma bonariamente - da una mamma pragmatica che diceva: “Ma quanto mi costi!”.
Da qualche anno “Pensami” è l’acronimo di “PENSione A Misura”, il simulatore che l’Inps mette a disposizione sul sito (e sulla App) per aiutare a calcolare - meglio: “simulare” - la pensione che ci spetterà. Un calcolo che spesso finisce per far sprofondare nel nichilismo il soggetto inquirente. Qualche anno fa l’ex presidente Inps, Antonio Mastrapasqua, venne criticato per aver sussurrato una verità incontrovertibile: "Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale". A volte quel che si tramanda non è la verità dei fatti, ma spesso ne coglie la sostanza.
La nuova versione di Pensami, online da qualche giorno, ha sentenziato che un uomo nato all'inizio del 1994 (30 anni di età) che ha cominciato a lavorare all'inizio del 2022 (un paio d’anni di anzianità contributiva), andrà in pensione di vecchiaia a dicembre 2063, quando avrà compiuto 69 anni e 10 mesi (insomma, quasi 70), ma solo se avrà cumulato almeno 20 anni di contributi. Ma è una soluzione mediana. La forchetta dovrebbe essere questa: chi ha oggi più o meno 30 anni e ha cominciato a lavorare da poco riuscirà ad andare in pensione tra i 66 anni e 8 mesi nel caso abbia versato 20 anni di contributi e maturato un assegno superiore a una certa soglia (tre volte l'importo mensile dell'assegno sociale nel 2024, quindi 1603,23 euro), oppure a 74 anni se invece non riuscirà a versare almeno 20 anni di contributi.
Il “sommovimento sociale” lo hanno fatto in Francia qualche mese fa per la riforma delle pensioni; in Italia siamo più tranquilli, almeno all’apparenza. E apprendiamo che la pensione rischia di essere un miraggio. O per lo meno dobbiamo abituarci a pensare nel medio termine, vivere alla giornata può essere letale.
C’è qualcosa che i giovani possono fare per arrivare “preparati” al loro futuro previdenziale?
Ecco cinque consigli:
Informati sul tuo futuro, vincendo l’horror vacui che può prenderti, ed escludendo la frase banale: “Tanto io la pensione non la prenderò mai”. Frequenta i simulatori (non solo quello dell’Inps), e calati nella parte: se non verso contributi avrò solo la pensione sociale (sempre che il welfare state ci sia ancora, fra qualche anno).
Incomincia a verificare se vale la pena riscattare la laurea e gli altri corsi di studio. Fatti fare un regalo, invece del motorino. Fallo prima di iniziare a lavorare, costa meno e quando avrai la prima busta paga non inizierai da zero, ma avrai 3-5 anni di “storia contributiva”.
Quando inizi a lavorare pensa di destinare il tuo Tfr a un Fondo pensione; e/o pensa a un piano di accumulo per mettere da parte poco ogni mese per creare un fondo personale, da destinare a un fondo pensione chiuso o aperto, ma sempre in funzione di una “pensione di scorta”.
Continua a informarti sul tuo “conto contributivo”. Così come controlli il tuo conto corrente, abituati a verificare lo stato dei tuoi versamenti contributivi, la loro correttezza, il loro accumulo.
Fatti consigliare. Che si tratti di un consulente, o che si tratti di un collega più anziano; che si tratti di un sindacalista, che si tratti di uno psicologo che si intende di previdenza, non fare solo di testa tua. Il sistema previdenziale è complesso, e non è facile capirne i meccanismi.
Julio Iglesias non so se fosse un esperto di pensioni, ma lo è stato di canzoni. Prima ancora che l’Inps varasse il simulatore “Pensami”, Julio cantava: “Pensami, tanto tanto e intensamente”. Un buon consiglio: non distrarti dal tuo futuro previdenziale, non accontentarti di mugugnare, ma cerca di lavorare “tanto tanto e intensamente”, potendo. E’ l’unico modo per sperare in una pensione adeguata ai bisogni del futuro. La formica non va più di moda; la cultura popolare di oggi suggerisce il modello “cicala”, che fa bene ai consumi e al Pil, ma non sempre è a misura del proprio futuro personale.
E per finire come abbiamo iniziato, ecco il claim di un altro spot (sempre anni Ottanta): “Meditate gente, meditate”. Era Renzo Arbore, che proponeva di consumare più birra. Non sarà champagne, ma ha comunque le bollicine.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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