Primavera, 200mila milanesi con il fazzoletto in mano Cresce il popolo degli allergici

Si smette di starnutire per il freddo, si comincia per i pollini. Il passaggio di consegne quest’anno è in ritardo. Come la primavera. Le piogge torrenziali degli ultimi giorni hanno finora attenuato i disturbi degli allergici. Ma non si illudano i 200mila milanesi insofferenti a betulle e graminacee, i sintomi sono pronti a riesplodere con le prime giornate di sole. Bruciore agli occhi e alla gola, starnuti a raffica e mal di testa. È certo Alessandro Fiocchi, il pediatra della Macedonio Melloni responsabile del centro di riferimento cittadino per bambini allergici. «La pioggia è stata sicuramente una manna. Ma in aprile quando si è presentata la prima ondata di caldo abbiamo avuto un’impennata di pazienti allergici: i pollini delle graminacee sono arrivati dieci giorni prima, verso il 15 anziché il 25. È logico pensare che accada lo stesso. Smette di piovere e di botto si ripresentano anche le allergie». Milano pullula di pollini perché la maggior parte delle piante è anemofila, ossia è il vento - e non gli insetti - a portare a termine l’impollinazione.
Grazie all’antenna posizionata sul padiglione Alfieri del Policlinico si riesce a misurarne la quantità. E a conoscere settimana per settimana quali allergeni sono più diffusi. Una pompa aspira l’aria che finisce su un tampone cattura pollini che viene poi analizzato al microscopio. I bollettini si leggono sul sito www.policlinico.mi.it, la settimana compresa fra il 13 e il 24 aprile ha registrato l’emergenza graminacee (concentrazione superiore a 50 pollini per metro cubo), semaforo verde invece (ossia concentrazione sotto i 10 pollini al metro cubo) per parietarie, cipressi e oleacee.
I più sensibili alle allergie sono gli adolescenti, «l’andamento cresce con l’età - spiega Fiocchi - Le allergie respiratorie si manifestano in genere sopra i 2 anni, se a sei anni sono allergici il 15-17 per cento dei bambini, a 13 anni si arriva al 25 per cento. In una classe di scuole media uno su quattro manifesta i classici disturbi stagionali. Gli allergici sono più numerosi al Nord e nelle grandi città - ha aggiunto Fiocchi -. Più frequenti nelle famiglie con un alto livello culturale e che guadagnano di più. Le spiegazioni non sono univoche, certo è che lo stile di vita cittadino non si addice ai bambini». Sul fatto che gli allergici siano in crescita si esprime anche Mario Previdi responsabile di Allergologia ambientale del Policlinico (è lui che divulga il bollettino dei pollini): «Si tratta di patologie in crescita perché il nostro sistema immunitario adempie a due compiti: il primo è aggredire virus e batteri. Il secondo: tutelare l’integrità del nostro organismo».
Il polline che miete più vittime è sicuramente quello dell’ambrosia che fiorisce da agosto a ottobre. Provoca congiuntivite, tosse e nel 50 per cento dei casi anche asma. Ogni pianta può produrre fino a 2,5 miliardi di granuli in una sola giornata e fino a 60mila semi che possono restare a riposo nel terreno anche per 15 anni e poi rigermogliare.

È una pianta resistentissima e nonostante i sistematici interventi, dal 2003, l’Asl non riesce a debellarla: «Nell’ultimo anno abbiamo fatto 123 sopralluoghi - ha spiegato Serafina Cammarata, responsabile dell’Unità operativa bonifiche ambientali - Stiliamo una mappa perlustrando terreni incolti e zone infestate, segnaliamo le zone al Comune che ha una convenzione con Amsa per sradicarla. Nonostante ciò è in aumento».

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