Siamo proprio sicuri che gli anti Putin della «primavera slava», battezzata così dalle anime belle dei media internazionali, siano meglio del moderno Zar che vuole tornare al Cremlino? Il tandem al potere composto da Vladimir Putin, nei panni di primo ministro e Dmitry Medvedev, presidente russo, è sotto assedio, soprattutto mediatico. I due hanno conquistato «solo» la maggioranza assoluta dei seggi in parlamento nel voto del 4 dicembre, forse con qualche broglio di troppo e perdendo sicuramente una valanga di voti rispetto alla maggioranza precedente. Dall’altra parte della barricata si agita una variegata opposizione che va dai comunisti, agli ultranazionalisti, fino ai riciclati e alle nuove star nate in rete, che scendono in piazza.
Fra i media che cavalcano la «primavera slava» si distingue Repubblica. La corazzata Potëmkin della carta stampata, orfana del Cavaliere nero a palazzo Chigi, ha trovato il nuovo zar da impallinare. E loda chiunque si schieri contro Putin, anche l’ultimo oligarca che ieri ha annunciato di voler scendere in campo per le presidenziali del prossimo marzo, Mikhail Prokhorov. Peccato che venga soprannominato il Berlusconi russo e lui stesso si ispiri all'ex premier italiano.
I cantori della nuova «primavera» ad Est tendono, però, a dimenticare che la vera alternativa a Putin, rappresentata in parlamento da un terzo dei voti russi, è composta da comunisti vecchio stile ed ultranazionalisti capaci di scatenare la terza guerra mondiale.
Gennadij Zyuganov, il capo del partito con la falce e martello, si fa ancora fotografare con il berretto a punta e la stella rossa dei bolscevichi. Nato come apparatcik ai tempi dell'Urss era uno dei più feroci detrattori di Mikhail Gorbaciov, portato in palmo di mano dall'Occidente, per la perestrojka che ha fatto sparire l'Urss. Lo scorso anno Zyuganov proponeva un ritorno della Russia di Stalin. In aprile è stato il primo ad ipotizzare «che se le elezioni parlamentari e presidenziali saranno sporche la situazione si svilupperà come in Nord Africa».
In Parlamento il suo compagno di merende dell’opposizione è il leader ultranzionalista Vladimir Zhirinovski. Un tipo che vedrebbe volentieri Israele cancellato dalle carte geografiche. Nelle campagne presidenziali dell'ultimo decennio ha invocato «lo Stato di polizia» ed esecuzioni sommarie. Strenuo difensore di Saddam Hussein, che lo ripagava con prebende petrolifere per il partito, voleva usare armi nucleari tattiche nelle guerre in Cecenia. Nemico giurato della Nato, sogna di rifondare l’impero russo.
In Parlamento il quarto partito è Russia giusta, l'opposizione di centro sinistra dal volto umano guidata da Sergei Mironov, un ex paracadutista dell'Armata rossa. Peccato che assieme ai liberali di Yabloko conti poco in termini di voti. Mironov, poi, in passato ha appoggiato Putin e adesso sta a vedere dove tira il vento. Il nuovo idolo della «primavera slava» è un avvocato di 35 anni, Aleksei Navalny, nato su Internet con una campagna anti corruzione. Sceso in piazza, lo hanno sbattuto in galera per 15 giorni. Il suo vero seguito è tutto da dimostrare, come le sue idee per una Russia migliore. Non si è candidato al Parlamento e non ha intenzione di farlo per le presidenziali con la scusa che intanto vince Putin. Fra gli anti Zar con la pecetta bianca che sfilano a Mosca non mancano vecchie facce o pseudo leader amati solo dai giornalisti stranieri. La «novità» è Parnas, il partito della libertà popolare, nato nel 2010 grazie a personaggi come Boris Nemtsov e Mikhail Kasyanov. Il primo, che in piazza incita alla «rivoluzione» contro i brogli elettorali, era vice primo ministro con Boris Eltsin negli anni Novanta, quando la Russia rischiava di sprofondare. La gente se lo ricorda e certo non dimentica che il suo alleato Kasyanov è stato primo ministro proprio con Putin. Altri personaggi come il campione di scacchi Garry Kasparov e lo scrittore vissuto a New York e Parigi, Eduard Limonov, sono noti nel resto del mondo, ma con scarso seguito in Russia. Ieri si è fatto avanti un nuovo anti Zar: Aleksei Kudrin. Negli ultimi 11 anni dell'era Putin è stato ministro delle Finanze.
Al di là del senatore americano John McCain che via twitter a Putin ha scritto «Caro Vlad la primavera araba sta arrivando», lo Zar rischia di
tornare al Cremlino in primavera. L'ex ufficiale del Kgb, però, dovrà tener conto, più che dalla piazza gonfiata dai media internazionali, del 40% dei russi, che non sono andati a votare sfiduciati dai suoi 12 anni di regno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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