Ruggero Guarini
Forse è arrivato il momento di ammettere che Giorgio Napolitano non è mai stato comunista. E nemmeno stalinista. E ancor meno togliattiano. E meno che mai filosovietico. Non lo fu neppure quando, ormai mezzo secolo fa, mentre i carri armati russi schiacciavano linsurrezione di Budapest, scrisse che lintervento sovietico aveva «contribuito non solo a impedire che lUngheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, ma alla pace nel mondo». E se oggi può sembrare un uomo assolutamente diverso da quello che concepì queste righe, non è perché lui sia cambiato: è perché forse è cambiato il mondo. Lui invece è lo stesso di allora: un uomo di pace.
Persino quelle flemmatiche righe che fra laltro erano seguite dallimpegno a «combattere aspramente» chi osava condannare lintervento russo, e forse anche per questo vengono spesso citate per inchiodare questuomo indicibilmente pacifico a uno dei suoi rari, rarissimi momenti di bellicosa audacia dimostrano, al contrario, che la chiave, per capirlo, è appunto la parola «pace». Che anche e forse soprattutto quando sembra che egli parli del bisogno di pace che ha il mondo, rimanda sempre al bisogno di pace che ha lui. Tutto lascia insomma supporre che persino quando si rassegna a sfoggiare, come gli accadde di fare durante i fatti di Ungheria, un granello di aggressività, egli lo faccia per preservare la propria pace.
È questo profondo bisogno di pace ad aver fatto di lui il comunista più equilibrato e distinto della sua generazione? È questo stesso bisogno che si esprime nella sua sobria eleganza? Si tratta di un tratto acquisito o innato del suo carattere? E se è un tratto innato, come poté accadergli, a non ancora ventanni, nella Napoli del leggendario 1944, di entrare in un partito che a quellepoca sembrava destinato più alla lotta bellicosa che al pacifico governo? La parola agli esperti del ramo «enigmi psico-politici». È tuttavia evidente che se questuomo di esemplare mansuetudine è riuscito a scivolare imperturbabilmente attraverso tutte le tempeste che si sono abbattute sul suo partito restando sempre identico a se stesso ebbene, questo è un prodigio dovuto alla sua insaziabile fame di pace: di squisita pace persone.
Tanto grande è questa sua fame di pace che ancora oggi, pur di non mortificarla, è disposto a sorvolare su tutti gli infortuni che gli ha procurato. Il più memorabile dei quali resta ovviamente la sua entusiastica adesione giovanile allultima grande trovata di quel genio della pace che fu il compagno Giuseppe Stalin, ossia quel Movimento dei partigiani della Pace con cui Baffone, negli ultimi anni della sua vita, completò la costruzione del suo personaggio aggiungendo alle sembianze del Piccolo Padre del comunismo russo quelle del Grande Padre della Pace universale. Oggi Napolitano sa benissimo, naturalmente, che quel movimento fu una truffa colossale.
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