La Procura sentirà il fratello di Emanuela Sabato in Turchia ha incontrato Agca

Emanuela Orlandi è viva e sta bene. Ali Agca parla al fratello della cittadina vaticana scomparsa nel 1983. Ora che è uscito di prigione è a Pietro Orlandi che l’attentatore di Papa Wojtyla affida la sua ultima rivelazione: la ragazza, che ora avrebbe 42 anni, vive in una città europea nascosta da un’organizzazione che all’epoca la portò via per barattare la sua liberazione. Pietro Orlandi è volato a Instabul per incontrare Agca, dopo che il turco qualche giorno prima di essere scarcerato aveva scritto una lettera sostenendo appunto che Emanuela era ancora in vita e che quanto raccontato ai magistrati dai pentiti della Banda della Magliana, secondo i quali la quindicenne sarebbe stata rapita e fatta eliminare dal boss Renatino De Pedis su ordine del Vaticano, sarebbe del tutto infondato. E ora il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo vuole ascoltare il resoconto dell’incontro per capire se da esso siano emersi elementi utili alle indagini. Per questo il magistrato convocherà al più presto in Procura Pietro Orlandi, mentre per il momento non ha alcuna intenzione di ascoltare l’ex terrorista turco.
Certo, il racconto di uno che si proclama la reicarnazione di Cristo deve essere preso per lo meno con le pinze. Ma gli Orlandi, come è ovvio che sia, si attaccano a tutto pur di scoprire qualcosa sulla misteriosa scomparsa di Emanuela. E così, quando Agca ha acconsentito ad incontrarlo, venerdì Pietro Orlandi è partito. Sabato mattina tre ore e mezza di colloquio, alla presenza di altre persone. Ma per 50 minuti Agca e il fratello di Emanuela sono stati seduti faccia a faccia, come rivelato dal quotidiano turco Sabah. Pietro mostra all’ex Lupo grigio la lettera che scrisse al padre, Ercole Orlandi, prima che morisse, e gli chiede di mantenere la promessa fatta, e cioè che una volta tornato in Turchia Emanuela sarebbe stata liberata. Agca garantisce che farà il possibile per arrivare a capire dove è tenuta nascosta Emanuela. «Non ha subito alcun maltrattamento - assicura - ed è in buone condizioni fisiche e mentali. Quando ti darò certi documenti l’organizzazione che l’ha presa dovrà rilasciarla. L’hanno portata via solo per la mia liberazione». Quanto basta per riaccendere la speranza della famiglia di Emanuela, anche se a fare certe rivelazioni è una persona considerata da sempre ambigua e poco attendibile. Ma per Pietro Orlandi, Acga «non farnetica». «C’è un filo logico che lega le sue affermazioni», dice. «Mi ha detto che Emanuela è viva - aggiunge - e che questa storia si risolverà entro quest’anno. L’ho guardato negli occhi: mi ha dato l’idea di parlare con sincerità, non ho pensato nemmeno per un attimo che stesse mentendo. L’ho trovato una persona molto diversa dallo spaccone che appare in tv. Ha detto che mi darà delle prove, sostiene di avere certezze inconfutabili.

Mia sorella si troverebbe in un paese europeo. Ha parlato di una villa, ma lo ha fatto per fare un esempio, per dire che non è reclusa. La responsabilità del suo rapimento sarebbe dei Lupi Grigi e di alcuni Paesi dell’est».

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