da Mantova
Grande successo di pubblico ieri per James Lovelock al Festivaletteratura di Mantova, il biochimico inglese preso d'assalto dai fan che con le sue teorie, tra l'altro pubblicate nell'illuminante saggio La rivolta di Gaia (Rizzoli), ha fatto tremare l'establishment scientifico planetario e suscitato un aspro dibattito tra gli ambientalisti. Con i suoi 88 anni suonati portati con la freschezza e la vivacità di un ragazzino («Ho smesso di fumare a cinquant'anni»), lo scienziato «papà di Gaia» ha rivoluzionato la concezione di ecologia convenzionale mettendo in discussione i sottili meccanismi che stanno alla base dell'equilibrio tra le forme di vita del pianeta: secondo la sua ipotesi la terra è un unico e immenso organismo vivente, in grado di autoregolarsi. In caso di rottura di questo equilibrio, l'umanità rischia l'estinzione.
Lovelock, sono scenari davvero foschi... Come si può salvare il pianeta dal disastro ecologico?
«La terra è una creazione di Dio, dunque per forza è qualcosa di sacro a cui dobbiamo il massimo rispetto. Dobbiamo quindi mettere la terra al primo posto e non l'umanità, proprio per poterla salvare. Se non lo facciamo, non sopravviveremo».
Lei ha profetizzato che nel 2050, a causa dello scioglimento dei ghiacciai, città come Londra potrebbero essere sommerse dall'acqua con tutto quello che ne consegue...
«Di più. Intere popolazioni sarebbero costrette a emigrare negli unici posti dove ancora le temperature non hanno raggiunto livelli insostenibili, tipo l'Artico, i Paesi scandinavi, il Giappone, il Cile, la Patagonia, la Gran Bretagna, la Nuova Zelanda. Le isole riescono infatti a mantenere una temperatura terrestre ancora bassa. Questa sarebbe l'unica salvezza per la civiltà anche se a un certo punto non ci sarebbe più posto sufficiente per tutti».
Lei parla di energia nucleare come alternativa energetica per il futuro prossimo, un'ipotesi assai criticata.
«Viene criticata perché fa pensare subito a quando è stata usata durante la Seconda guerra mondiale. Non bisogna però confondere la guerra nucleare con l'utilizzo dell'energia nucleare. Sono due cose due completamente diverse. È una menzogna colossale quando si dice che l'utilizzo dell'energia nucleare possa provocare rischi e pericoli. È molto più pericoloso se si decide di non usarla. Se avessi l'occasione di incontrare il Papa gli direi che il mondo si può sostenere grazie all'energia nucleare, che è la forma più pulita e naturale di energia che ci sia; che è l'unica forma sicura e stabile. Bisogna soltanto essere intelligenti a usarla».
Forse non è necessario tirare in ballo il Papa per questioni ambientali...
«Oggi (ieri per chi legge, ndr) sono rimasto sorpreso dalle numerose domande che la gente mi ha rivolto sulla religione in rapporto alla scienza. Quando ho iniziato il mio mestiere di ricercatore il mio obbiettivo era di sfatare tutte le superstizioni presenti ovunque, anche nei Paesi apparentemente meno religiosi. Quando parlo con i teologi, li invito ogni volta ad occuparsi di ecologia, perché si sa che i teologi, così come gli scienziati, considerano la terra come una creatura di Dio a cui va data la massima considerazione. Della situazione ambientale quindi dovrebbero occuparsi entrambi e sentirlo soprattutto come un problema comune».
Per tornare alle fonti energetiche, ce ne sono di alternative all'energia nucleare?
«Se intendiamo i generatori eolici sono un'assurdità! È troppo dispendioso e non portano da nessuna parte».
A proposito dello smog: lei sostiene che la sua eliminazione non è una priorità. Come mai?
«Ho detto che se domani mattina tutti sulla terra decidessimo di non utilizzare nessun tipo di combustibile fossile, la temperatura non si abbasserebbe, anzi, al contrario aumenterebbe. In sintesi, dovremmo cercare di tendere a un mondo futuro che sia il meno caldo possibile».
Unultima domanda: cosa pensa del tanto controverso ticket da adottare nelle città?
«Non è un'idea sbagliata, ma è arrivato il tempo in cui sarebbe opportuno liberarsi dfinitivamente dalle macchine. Sarebbe un bel passo avanti». Parola di scienziato.
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