"Pronti a lanciare una web-tv indipendente"

Claudio Messora di «Byoblu»: «Il modello sarà Netflix»

"Pronti a lanciare una web-tv indipendente"

«Penso che lo annunceremo già a novembre: siamo pronti a lanciare una Netflix dell'informazione libera e indipendente. Ci daranno una mano alcuni investitori e poi rimarrà il crowdfunding, l'aiuto finanziario di chi ci segue. Byoblu diventerà una vera e propria tv via internet, con strisce di informazione quotidiana». Claudio Messora, ex uomo comunicazione dei Cinque Stelle, mostra quasi con orgoglio il suo mini-studio milanese, pochi metri rubati alla stanza dei figli, da cui realizza i servizi del primo sito di riferimento per chi si oppone, come amano dire i grillini, al «mainstream» informativo. Il cambiamento, è arrivato, o sta arrivando anche per lui.

«Adesso avremo più soldi. Ma per 10 anni ho lavorato da qui. Nel tempo ho dato spazio a persone come Paolo Becchi, Alberto Bagnai e Claudio Borghi, voci alternative che lei adesso vede in televisione e che ormai sono entrate nel dibattito pubblico in modo virtuoso».

Dalla propaganda no-vax a proposte in campo economico che, in molti giudicano non tanto approssimative, quanto decisamente campate per aria. Guardando gli archivi si ha l'impressione che il suo sito abbia spesso contribuito ad abbassare e non ad alzare il livello del dibattito pubblico...

«È chiaro che in dieci anni ci sta anche aver il fatto di aver sostenuto tesi sbagliate. Ma non ho mai invitato a parlare pazzi scatenati o il mio vicino di casa. E comunque meglio così che il pensiero unico, meglio alimentare un confronto che da anni in Italia mi è sembrato bloccato. Guardi il dibattito sull'euro, io sono stato tra i primi a dire che la politica doveva recuperare il primato rispetto all'economia. Adesso si può dire, allora sembrava una bestemmia».

E quando si parla di vaccini? Sul suo sito c'è scritto che il decreto Lorenzin «è un abominio che pone le basi per l'esproprio statale dei bambini»...

«Io faccio parte della vecchia scuola grillina. Ci si può confrontare su cose diverse e ognuno porta il suo mattoncino di base. Se questi mattoncini non ci sono il confronto non c'è. E anche in campo scientifico il confronto negato produce solo radicalizzazioni».

L'anno scorso, nel pieno dello scandalo «fake news» Google vi ha tolto la pubblicità che raccoglieva per voi la sua società Adsense.

«Era il periodo delle polemiche per le elezione di Trump, per il referendum sulla Brexit. Alcuni inserzionisti pubblicitari internazionali andarono da Google e minacciarono di ridurre gli investimenti, il titolo della società crollò in Borsa. Per risolvere la questione individuarono qualche centinaio di siti, tra cui noi, e tolsero i loro banner. Per quanto ci riguardava l'accusa era che il sito fingeva di essere quello che non era. Struttura e impatto facevano pensare a un sito di news con una determinata produzione di contenuti esclusivi, ma era solo un videoblog».

Adesso comunque il suo mondo è al governo. Che effetto le fa?

«Buona parte di quelli che adesso vedo in televisione li ho fatti nascere io, o ho contribuito a lanciarli quando mi occupavo della comunicazione

del Movimento. A volte, dico la verità, mi sento attonito di fronte a un successo che non mi sarei mai aspettato in questi termini. Il che non mi impedirà di essere attento e vigile se non faranno quello che ci aspettiamo».

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