Era dal 2008 che le frontiere italiane restavano sbarrate. Ora, dopo due anni di blocco, il 30 novembre scorso il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi ha firmato un decreto flussi che autorizza quasi 100.000 nuovi ingressi. Il provvedimento entrerà in vigore soltanto dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Gli ingressi degli immigrati sono diminuiti a causa della crisi economica. Addirittura 100.000 in meno rispetto al 2007, l'anno del boom, come ha reso noto nei giorni scorsi il rapporto sulle migrazioni della fondazione Ismu. Dunque sembra il momento giusto per riaprire le porte a chi vuole venire a lavorare nel nostro paese. Come di consueto ci saranno le quote destinate a paesi di provenienza con i quali l'Italia ha stipulato precedenti accordi.
Circa 50.000 ingressi sono riservati a lavoratori subordinati, di tutti i settori, provenienti da Albania, Algeria, Bangladesh, Egitto, Filippine, Ghana, Marocco, Moldavia, Nigeria, Pakistan, Senegal, Somalia, Srilanka, Tunisia, India, Perù, Ucraina, Niger, Gambia. Altri 30.000 ingressi sono riservati invece ai lavoratori domestici (colf, badanti e babysitter) di diverse nazionalità.
Il decreto prevede 4.000 ingressi per lavoratori che hanno partecipato a programmi di formazione nei paesi di origine, e 500 ingressi per discendenti di italiani in Argentina, Uruguay, Venezuela e Brasile inseriti negli elenchi dei consolati. Il decreto apre pure a 11.000 conversioni di permessi per studio, tirocinio, stagionali e lungo soggiornanti (rilasciati da altri Paesi Ue) in permessi per lavoro subordinato, e a 500 permessi per lungo soggiornanti (rilasciati da altri Paesi Ue) in permessi per lavoro autonomo. Come già accaduto per l'ultimo decreto flussi i datori di lavoro potranno presentare le domande di assunzione via internet e gli ingressi verranno assegnati fino a esaurimento in base all'ordine di presentazione.
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