Provincia, ecco la soluzione del risiko: Podestà a Milano, Beccalossi a Brescia

Filippo Penati ha una certezza, «la sua speranza di riconquistare la Provincia di Milano è pari a zero». Romano La Russa non ha alcun dubbio: «Il nostro candidato sarà un fuoriclasse e all’inquilino di Palazzo Isimbardi non resterà che fare le valigie». Attenzione, quest’auspicio siglato dal presidente provinciale di An non è di rito ma, chiosa Ignazio La Russa, è sostenuto anche dal «clima sereno, disteso che si respira negli incontri per scegliere il candidato che dà le migliori garanzie di vittoria».
Virgolettato del reggente nazionale di An che, giusto per capirci, occorre (ri)leggere insieme ad un’altra sua annotazione: «La provincia di Brescia non è della Lega bensì del Pdl». Che, in soldoni, significa: non ci sono più equivoci sul candidato alla guida di Palazzo Isimbardi perché la scelta è «collegata» a quella per il bresciano Palazzo del Broletto ovvero An punta alla guida dell’amministrazione della Leonessa d’Italia e Forza Italia a quella della Provincia di Milano. Traduzione dei cronisti: a Brescia corre Viviana Beccalossi e a Milano Guido Podestà. Ma il coordinatore lombardo di Fi non si sbilancia e, anzi, a domanda risponde che «si sta pensando chi candidare tra me e il vicesindaco Riccardo De Corato».
Evidente, poi, come il risiko delle poltrone si stia definendo, osservano contestualmente Fi e An, grazie pure «alla condivisione del metodo senza dare priorità allo spirito di appartenenza». E particolare non da poco, osserva Podestà, sempre con la disponibilità «a ragionare insieme» con l’Udc di cui la Lega reclama l’esclusione dalle coalizioni di partito qualora decidesse di non votare il federalismo alla Camera. «Ricordo che stiamo governando insieme Regione Lombardia, Comune di Milano e chissà quante altre amministrazioni insieme. Per quanto mi riguarda la disponibilità a ragionare insieme c’è. Non soltanto quando può essere più importante un appoggio ma strutturalmente in tutte le città lombarde».
Messaggio inequivocabile anche perché la sinistra dalla sua ha solo «cinque anni di malgoverno penatiano culminato con il “piano welfare“ che è una bufala» sostiene Bruno Dapei, capogruppo Fi in via Vivaio: «Le spese per il sociale non crescono e quelle per supportare l’inserimento nel mondo del lavoro dei più deboli vengono tagliate». E non solo, aggiunge Podestà: «Confrontando l’amministrazione dell’ex presidente Colli e quella Penati si scopre che le spese correnti con la sinistra crescono di 420 milioni mentre gli investimenti diminuiscono ossia la macchina costa sempre di più e produce incredibilmente di meno».

Senza parlare delle «operazioni fallimentari quali la Serravalle» o, denuncia Giovanni De Nicola (An), «la stima in aumento, nel 2009, del provento delle tasse legate all’andamento del mercato automobilistico, che tutti sanno però essere in forte frenata». Motivo? «L’importante è spendere per sei mesi di campagna elettorale lasciando la cassa vuota e debiti al Pdl che governerà Palazzo Isimbardi». Ulteriore prova dell’unica certezza elettorale che sa pure Penati.

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