La Provincia sposa la riforma: "Così cambieranno le superiori"

L’assessore Lazzati: "Semplificazione degli indirizzi e corsi triennali". Nel mirino dei presidi l’eliminazione dei ragionieri programmatori

La Provincia sposa la riforma: "Così cambieranno le superiori"

Si prepara la riforma delle superiori. Un compito certamente arduo, il primo importante bando di prova per Marina Lazzati, neo-assessore provinciale all’Istruzione. «Dobbiamo partire per forza – dice –. I problemi ci sono, ma se non si parte non si riesce nemmeno a capire se ci sono della cose da rivedere». In effetti non c’è tempo da perdere perché sin dalle prossime iscrizioni le famiglie che hanno dei figli che dovranno frequentare la prima classe superiore devono avere tutte le informazioni necessarie per scegliere l’indirizzo di studi secondo la nuova organizzazione della scuola prevista dal ministro Mariastella Gelmini. Molte le novità, soprattutto per la drastica semplificazione degli indirizzi. I licei (classico, scientifico, tecnologico, linguistico, scienze umane e sociali), gli istituti tecnici, gli istituti professionali. Tutti generalmente con meno ore settimanali di lezione, e programmi di studio abbastanza uniformati. Scomparsa, insomma, di una miriade di indirizzi specifici offerti nel tempo dalle singole scuole. I problemi maggiori riguardano gli istituti tecnici commerciali.
«Spariranno le scuole per ragionieri programmatori – spiega l’assessore –. Un bel guaio, perché si tratta di una figura professionale assai richiesta dalle aziende. E poi ci sono le scuole impostate per questo tipo di specializzazione, con insegnanti appositamente preparati e con strutture di laboratori adeguati. Stessa sorte toccherà per l’indirizzo di periti aziendali. Un patrimonio a cui la scuola non può rinunciare a cuor leggero?». Critiche che sono emerse innanzitutto dai presidi che sono stati contattati dalla Provincia appunto per la stesura del piano di attuazione della riforma. L’assessore Lazzati pensa comunque che qualche correttivo potrebbe essere adottato dalle scuole per non perdere del tutto la loro specificità di indirizzo. «Penso alla possibilità di adattare il programma di studi – dice – ricorrendo al diritto di fare scelte autonome fino al 40 per cento dell’orario delle lezioni. Qualcosa inevitabilmente si perderà, ma alla fine si potrà offrire alle famiglie dei corsi spendibili sul mercato del lavoro».
Altra rivoluzione in programma riguarda gli istituti professionali. Saranno portati tutti a cinque anni di corso, ma sempre comunque in una prospettiva di grande ridimensionamento degli indirizzi. E proprio in questa prospettiva si sa che non sarà più possibile istituire corsi per ottici ed odontotecnici. «Grazie ad un accordo Miur e regione Lombardia – continua Marina Lazzati – gli istituti professionali potranno ovviare al prolungamento obbligato delle lezioni istituendo dei corsi triennali gestiti dal personale statale per il raggiungimento di una qualifica rilasciata dalla stessa Regione».


Infine una brutta botta per gli istituti che accoglievano le iscrizioni per un biennio comune, lasciando agli studenti la possibilità di rinviare la scelta dell’indirizzo al terzo anno. Tra le scuole coinvolte il Virdilio, l’istituto più affollato di Milano e provincia, e i vari istituti sperimentali di Milano, Bollate e Cernusco. La scelta per tutti va fatta in prima classe.

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