Psicologo di quartiere, 516 visite in cinque mesi

Lo psicologo di quartiere sbarca in 24 farmacie, 20 private e 4 comunali, con un obiettivo: «Raccogliere le fragilità del maggior numero possibile di persone. Vogliamo arrivare a quota 450 utenti al mese». Parola dell’assessore comunale alla Salute Giampaolo Landi di Chiavenna, che annuncia l’ampliamento dell’iniziativa lanciata cinque mesi fa in due farmacie comunali, una in via Famagosta, l’altra in via Pieri. E fa un primo bilancio dell’esperimento, ora verso la fase operativa. «In questi mesi gli psicologi della Cattolica hanno seguito 158 pazienti per un totale di 516 visite gratis, la media è di 3,2 incontri per persona - dice -. Si tratta per lo più di donne, l’82% del totale in via Famagosta, il 68% in via Pieri. L’età media è 51 anni». Chi si è rivolto agli psicologi di quartiere lo ha fatto per risolvere problemi come depressione e disturbi dell’umore (39%), ansia, fobie e attacchi di panico (29%), problemi familiari (27%), problemi di coppia (9%), problemi legati al lavoro (8%), e poi disturbi ossessivo-compulsivi, psicosi, disturbi del comportamento alimentare e alcol. «L’iniziativa ha avuto successo - continua Landi -, lo dimostra il fatto che in 78 casi i problemi sono stati risolti, in 27 c’è stato un rinvio al Centro psico sociale, in 26 ai consultori familiari, in 12 agli ospedali (San Carlo, San Paolo e Mangiagalli), in 6 agli specialisti, in 5 ai Centri per le donne maltrattate e in 4 al Nucleo operativo alcoologia».
L’obiettivo è raggiungere anche gli stranieri, che fino a questo momento hanno rappresentato il 10% delle persone che hanno fatto ricorso al servizio. «La sperimentazione ha messo in evidenza che, fra le due zone coinvolte, la più delicata è via Padova - ha proseguito Landi di Chiavenna -, specialmente per la forte presenza di stranieri. Qui il 10% dei pazienti è straniero, si tratta in particolare di donne di lingua ispanica. Proprio in queste zone difficili gli psicologi parleranno inglese, francese e spagnolo». Ma c’è di più: gli psicologi di quartiere potrebbero entrare nelle scuole. «Vogliamo aumentare la quantità e qualità dei servizi - conferma l'assessore -, Milano è una città con grandi violenze, grandi fragilità, grandi solitudini. Per questo pensiamo sia importante arrivare anche nelle scuole, dove pensiamo di non limitarci ad attività standard, ma a corsi mirati per bambini e genitori, nei quali mamma e papà possano confrontarsi con gli specialisti».

Una conferma arriva anche da Enrico Molinari, presidente dell’Ordine degli psicologi: «Presto ci sarà un incontro con il provveditore Colosio e l’assessore regionale all’Istruzione Rossoni. Ma vogliamo andare ancora oltre: portare gli psicologi di quartiere anche negli studi dei medici di base».

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