"Al Qaida ora punta all’Europa" Obama chiede rinforzi per Kabul

Il presidente americano a Strasburgo: «Non possiamo restare soli contro il terrorismo». Poi sogna «un mondo senza nucleare»

"Al Qaida ora punta all’Europa" 
Obama chiede rinforzi per Kabul

nostro inviato a Strasburgo

Torna a tendere, sorridente, la mano a Sarkozy, alla Merkel e poi a tutti e 28 i capi di Stato e di governo Nato, riuniti sulle rive del Reno per i sessant’anni dell'Alleanza. Ma Barack Obama ha nel suo carnet anche richieste, non esitando a tirare in ballo Al Qaida che per lui non solo «resta pericolosa», ma quantomeno per ragioni logistiche «è in grado di lanciare un attacco in Europa più probabilmente che negli Stati Uniti».
Così - nella seconda tappa del suo sbarco nel vecchio continente, il presidente Usa si dice d'accordo sul suggerimento europeo di rafforzare la crescita economica dell'Afghanistan e di dotare Kabul di mezzi e uomini in grado di contrapporsi al talebani, ma aggiunge chiaro e tondo che vuole «un maggior sostegno dell'Europa. La strategia del resto - tiene a far presente - avrà pur sempre anche una componente militare e l'Europa non deve aspettarsi che gli Stati Uniti portino da soli questo fardello».
Se il problema è il terrorismo, ed è un problema comune, ecco che la soluzione, per il nuovo inquilino della Casa Bianca, non può esser altro che «uno sforzo congiunto». Sarkozy gli fa sapere d'esser pronto a incrementare la presenza francese tramite l'invio di gendarmi. La Merkel pare sulla stessa linea, l'Italia ha già deciso l'invio di altre truppe in vista delle elezioni presidenziali e persino la Spagna, ieri mattina, ha ufficializzato il rinforzo al suo contingente con ben 12 soldati. Ma non è forse pensando al solo Afghanistan che Obama chiede nuovi impegni ai partners. Vorrebbe «una capacità militare rafforzata» europea, sempre in ambito Nato. Più uomini, più mezzi, meno caveat (limitazioni all'intervento in armi), magari per poter impegnare meglio i dollari dell'amministrazione Usa per affrontare la crisi che attanaglia il suo paese e che ha fatto esplodere anche ieri le percentuali della disoccupazione.
È più a largo raggio, in sostanza, che guarda l'inquilino della Casa Bianca. Che intanto mediaticamente raccoglie un nuovo pieno di consensi andando a spiegare a 4mila liceali franco-tedeschi riuniti a Strasburgo che lui il mondo lo sogna senza armi nucleari. «Anche se la Guerra Fredda è finita, la minaccia della diffusione di armi nucleari o del furto di materiale nucleare può portare alla estinzione di ogni città sul pianeta», ha rilevato. Spiegando poi che domenica a Praga è sua intenzione «presentare una agenda per cercare di aggiungere il traguardo di un mondo senza armi atomiche». Anche in campo climatico, ha voluto mettere in rilievo, non c'è più tempo da perdere: «Gli effetti dei cambiamenti climatici, sono evidenti. L'Europa ha capito questa sfida, in America negli ultimi mesi si è cominciato a cambiare, ma America e Cina devono fare di più. Sono fiducioso in questa sfida, ma bisogna partire da subito».
Dopo le cerimonie formali con Sarkozy (a Strasburgo) e Merkel (a Baden Baden), un concerto di benvenuto e la cena ufficiale in Germania coi capi di stato e di governo (mentre i ministri degli Esteri e della Difesa dei 28 tenevano a loro volta una cena di lavoro), oggi - dopo una cerimonia sul Reno - si entra nel vivo dei lavori Nato.

In ballo la successione all'olandese Jaap De Hoop Scheffer che tutti, Merkel in testa, vorrebbero affidare al premier danese Anders Fogh Rasmussen, tranne i turchi che più delle offese dei giornali danesi a Maometto non amano il fatto che a Copenhagen prosperi una tv curda, ma ancora e soprattutto c'è da definire il futuro dell'Alleanza. «Nuove fondamenta» reclama la Merkel. L'ex-est europeo vede invece ancora l'orso russo con malcelato cipiglio. E Obama a una insalata mista dice no: «Se la Nato diventa tutto... c'è il rischio si trasformi in niente».

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