Quando Guareschi scoprì (con stupore) la Fiera Campionaria

Nel 1941 Giovannino Guareschi raccontò in un romanzo la sua «scoperta di Milano». Poche righe bastano per darne un’idea: «Margherita, una voce interna mi avverte che la vita è ardimento, che bisogna osare! Margherita, domenica andiamo a Milano a vedere la Fiera Campionaria? E la creatura a nome Margherita ha guardato serenamente la creatura a nome Giovannino e ha pronunciato fiere parole: “Se l’uomo che io amo mi dice: ’Muoio’, io gli rispondo ’Moriamo assieme’. Se l’uomo che amo mi dice: ’Andiamo alla Fiera’, io gli rispondo ’Andiamo alla Fiera insieme!’. Però, la sera voglio essere di ritorno”».
Adesso che la Bur ripresenta quel libro nella nuova elegante collana Diomedea (La scoperta di Milano, pagg. 252, 8,50 euro), l’incanto senza tempo di quella scrittura torna a imporsi, e la magia del uso stile fa sì che si percorrano d’un fiato quelle pagine, in un susseguirsi di commozione e di divertimento, risate e sentimento. Naturalmente, quella Milano di Giovannino e Margherita non c’è più, ma è egualmente viva nell’immaginario di ogni lettore: perché è il simbolo di un certo modo di essere, di vivere, di abitare e del resto, come dice il suo autore, «alla stazione di Milano più che in treno si deve arrivare in allegoria».
Il racconto è preceduto dall’introduzione scritta proprio per la prima edizione, da Giovanni Mosca, e nel ritratto di quest’altro grande umorista lombardo c’è tutto Guareschi. «Com’è diventato scrittore? Il caso, la vita lo fecero entrare anni fa in un grande giornale. Immediatamente, avendo intuito le regole della tecnica della cronaca, divenne cronista: poco dopo, essendogli venuta la voglia di primeggiare tra i cronisti, non fece che mettere in pratica la tecnica di tale primato, che egli senza conoscere aveva già in sé, e divenne capo-cronista. Trascinato dall’ambizione, chiese il posto di redattore-capo. Fu il miglior redattore-capo dell’Emilia (Guareschi è di Parma). Il direttore, allarmato, barricò una mattina tutte le porte del giornale, disponendo nei dintorni uomini prezzolati per impedire l’ingresso al pericoloso rivale. Guareschi partì per Milano ed entrò in una casa editrice.

Per caso non entrò in un convento, del quale sarebbe in pochi giorni divenuto priore, o nell’Azienda tranviaria, che oggi dirigerebbe. Essendo entrato in una casa editrice, divenne scrittore, ed ecco questo libro».
Insomma, lo avete capito: con autori così si comincia a leggere e non si smette più.

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