Quando Marconi "resuscitò" il pollo

Banalizzare è un rischio, prendere la scienza in maniera troppo seriosa anche

Quando Marconi "resuscitò" il pollo

Banalizzare è un rischio, prendere la scienza in maniera troppo seriosa anche. Non lo facevano nemmeno i giganti di un tempo, quelli che la storia della scienza l'hanno fatta. A dimostrarlo è il libro, fresco di stampa, di un giornalista, Vito Tartamella che con il suo «Il pollo di Marconi» (Edizioni Dedalo), in maniera scanzonata ma documentatissima, passa in rassegna «110 scherzi scientifici» ricordando - tra le altre mille cose divertenti della sua antologia di 283 pagine - come ben 5 premi Nobel del passato (tra cui appunto Marconi, che appunto ha ispirato il titolo del libro) siano stati degli impenitenti buontemponi, capaci di applicare alla loro saggezza scientifica lo spirito goliardico di «Amici miei».

Ma in cosa consiste il segreto del «pollo» di Marconi? «Un giorno - racconta Tartamella - il giovane Guglielmo fece prendere uno spavento a una cameriera che lavorava nella sua villa. La donna aveva lasciato in cucina un pollo spennato. Quando lei uscì per riempire un secchio d'acqua, Marconi collegò dei fili elettrici alle zampe del pollo. I cavi erano connessi a un rocchetto a induzione, un trasformatore (allacciato alla batteria) capace di generare impulsi ad alta tensione. Poi Marconi si nascose nel corridoio e attese che la donna tornasse in cucina. Quando lei si avvicinò al tavolo per prendere il pollo e metterlo nella casseruola, Guglielmo accese il contatto e all'improvviso il corpo del pollo si mise a saltare sul tavolo come se fosse vivo. La cameriera lanciò un urlo, piantò tutto e fuggì all'aperto gridando: Il pollo è resuscitato!. Marconi la inseguì per convincerla a rientrare in casa: «è solo uno scherzo, il pollo è morto, non preoccuparti!. Ma la donne non ne volle più sapere: rimase terrorizzata, ormai convinta che Marconi fosse uno stregone».

Ma l'elenco degli scherzi che hanno fatto e a volte cambiato la storia della scienza è lunghissimo: da Franklin a Tesla, dal Cern a «Science». Con effetti a volte tragicomici. Come quella volta che la Nasa annunciò di «aver trovato l'inferno su Mercurio»; la rivista «Nature» che pubblica «uno studio sui draghi»; il fondatore di Virgin, Richard Branson, che «atterra nelle campagne di Londra a bordo di un finto Ufo». Per non parlare della «fondamentale ricerca condotta dal professor Stronzo Bestiale».

«Negli ultimi 150 anni - sottolinea Tartamella - riviste scientifiche, enti di ricerca e scienziati di tutto il mondo hanno escogitato scherzi clamorosi. Che spesso sono stati un modo per smascherare pregiudizi e stereotipi».

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