Fra gli anni '50 e gli anni '70 una serie di nuovi culti religiosi o parareligiosi hanno iniziato a diffondersi per il mondo. Si va da Scientology alla predicazione di Osho sino a svariati culti che fanno riferimento a saggezze provenienti dagli alieni o da Atlantide, cambia poco. Tra questi culti quello raccontato dalla nuova miniserie di documentari di Netflix è davvero bizzarro ed ha avuto esiti veramente inquietanti. In Raël: il profeta degli extraterrestri viene mirabilmente riassunta, a colpi di ricostruzioni ma soprattutto di interviste, la parabola del culto raeliano che adora gli extraterrestri i quali, secondo gli adepti, avrebbero creato l'umanità.
Tutto iniziò in Francia nel 1973, quando Claude Vorilhon, rinominatosi Raël, raccontò di essere stato contattato - con tanto di omino vestito di verde che scende dalla scaletta dell'astronave - da un rappresentante di una civiltà extraterrestre, gli Elohim, nel cratere di un vulcano spento vicino a Clermont-Ferrand. Seguendo quelle che lui affermò essere istruzioni rivelate, fondò il Movimento raeliano, che dichiara di possedere circa novantamila membri sparsi in almeno ottantaquattro Paesi. Con tanto di nuovo battesimo che serve a connettere i membri del culto ad un grande computer in possesso degli Elohim creatori.
Come si sia evoluta la faccenda, tra orge e il tentativo di perseguire la clonazione umana, lo lasciamo scoprire allo spettatore.
Basti dire che la credulità umana e la propensione a essere plagiati esistevano con evidenza prima dei social. I social sono soltanto piombati su questa potenzialità preesistente. Un nuovo Raël chissà che cosa potrebbe fare, con degli alieni taroccati con l'Ia.
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