Quando la ventata leonardesca sconvolse la pittura milanese

Se Milano batte, Pavia risponde. Alle grandi mostre classiche di Palazzo Reale sotto la Madonnina (in particolare Arcimboldo e anche gli Impressionisti dalla statunitense Collezione Clark) e del Museo Diocesano (con la parallela Gli occhi di Caravaggio) si inaugura domani (ore 12, catalogo Skira, info: 0382.33853, 0382.304816, www.comune.pv.it, www.museicivici.pavia.it/leonardeschi), al Castello Visconteo sulle rive del Ticino, Leonardeschi, da Foppa a Giampietrino: dipinti dal Museo Ermitage di San Pietroburgo e dai Musei Civici di Pavia, in programma fino al 10 luglio. Un evento particolarmente significativo, che pone Pavia tra le «top ten» delle mete artistiche da non lasciarsi sfuggire in questa prima parte del 2011.
Nella suggestiva cornice del grande edificio voluto da Galeazzo II Visconti, sarà in esposizione un nucleo particolarmente nutrito di 22 opere di dipinti lombardi del Cinquecento, appartenenti alla collezione dell’Ermitage e in prestito per la prima volta. Non solo. Le opere provenienti dalla città baltica si affiancano ad altrettanti dipinti delle collezioni pavesi, alla scoperta delle influenze di Leonardo in terra lombarda, provvida scintilla di una stagione artistica impareggiabile, animata e alimentata da seguaci e imitatori del Vinci. Una stagione che ha saputo e voluto acquisire, interpretare e diffondere nel mondo, tutto il «nuovo» sprigionato dal genio vinciano.
Numerosi saranno anche i quadri esposti per la prima volta fuori dalla Russia. Non a caso l’evento, organizzato dai Musei Civici di Pavia e da Villaggio Globale International, è stato inserito dai rispettivi governi tra gli eventi clou dell’Anno Italia-Russia, insieme con un’altra esposizione, organizzata ancora dai Civici di Pavia e dall’Ermitage, questa volta dedicata alla pittura italiana dell’Ottocento, che verrà inaugurata il prossimo autunno a San Pietroburgo. E il valore aggiunto di mostre come quella pavese sta proprio lì: individuare e tracciare un percorso d’arte di grande pregio, con un focus preciso, che accompagni e conduca il pubblico verso un obiettivo determinato, richiamando così la concentrazione attorno a un progetto ben definito, evitando le dispersioni dei grandi spazi generalisti. Dunque, la parola ai pittori, alle forme, ai paesaggi di sottofondo, ai colori. A Pavia, tra gli altri, vedremo dall’Ermitage Flora di Francesco Melzi, Sacra Famiglia con santa Caterina di Cesare da Sesto, Madonna con bambino, una fantastica copia da Andrea Solari. E ancora: tra i quadri esposti per la prima volta fuori dai confini russi, la Maria Maddalena penitente del Giampietrino, nonché il masterpiece San Sebastiano del Luini: un ritratto, unico nel suo genere, di un governante a Milano, probabilmente Francesco Maria Sforza.
In prospettiva storica, va detto che negli anni che videro Leonardo approdare alla corte di Ludovico il Moro, la Lombardia era piuttosto arretrata sotto il profilo culturale.

Nella capitale del ducato dominava lo stile gotico molto amato dai nobili di corte i quali, peraltro, continuavano a condurre nei propri manieri una vita di stampo feudale. La scena artistica era dominata da Vincenzo Foppa, che apriva il passo al suo seguace, Ambrogio Borgognone, di cui la mostra pavese dà puntualmente conto.

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