Quanto pathos nelle «Carmelitane» al martirio

Giovanni Antonucci

Il teatro spiritualista del '900 non gode di alcuna fortuna da noi, nonostante abbia autori del livello di Péguy, Claudel, Bernanos, Eliot, Diego Fabbri. È un gran merito perciò del Teatro Stabile di Innovazione Florian proporre nella sua città, Pescara, e in tournée il capolavoro di Georges Bernanos Dialoghi delle Carmelitane, assente da molti anni dai nostri palcoscenici. Nei Dialoghi, scritti nel 1948 per un film e portati in teatro con un successo straordinario, Bernanos affronta, attraverso la storia di sedici suore ghigliottinate a Parigi nei giorni bui della rivoluzione francese, un tema ancora oggi di straordinaria attualità: la paura della morte e come la fede possa aiutare, poco o tanto, questo momento inevitabile dell'esistenza umana. Ma altrettanto importante nel dramma è il problema del martirio, rappresentato non come una sfida ma come una testimonianza sofferta della propria fede. Il regista Gian Marco Montesano ha creato uno spettacolo emozionante e insieme di grande rigore, guidando con sapienza un cast eccellente. Igea Sonni impersona con forza tragica la Priora che ha paura della morte. Anna Paola Vellaccio, la novizia che si riscatta da questa paura, recita con una sensibilità rara sui nostri palcoscenici. Giulia Basel ha la profonda umanità e il coraggio della nuova Priora. Rossella Mattioli interpreta l'unica suora che si salverà dalla ghigliottina con un'autorevolezza ricca di sfumature.

Nel numeroso cast meritano un elogio anche Emanuela D'Agostino, Filomena Di Zio, Maresa Guerra e Umberto Marchesani. Le musiche di Paolo Rosato hanno un ruolo determinante nel creare le atmosfere dello spettacolo, insieme all'ambientazione scenografica dello stesso regista e ai costumi di Giulia Basel.

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