Quel delitto (quasi) perfetto: uccisa con spillone invisibile

La ferita era passata inosservata al primo esame. Poi un medico si è accorto del piccolo foro senza sangue: il cuore è stato trapassato

Ci sono volute due autopsie e quindici giorni d’indagini per capire che la realtà stavolta aveva superato di gran lunga la fantasia. E che a uccidere Antonia Bianco, a far scoppiare un ventricolo nel cuore di questa 43enne milanese, non era stato, come sembrava all’inizio, un semplice infarto, bensì uno spillone conficcatole sotto l’ascella sinistra. Un ago lungo ma sottilissimo che l’ha finita nel giro di pochi minuti, giusto il tempo di arrivare in ospedale sull’ambulanza. Un omicidio in piena regola per il quale l’ex compagno della donna - padre di suo figlio e già denunciato da lei per stalking e lesioni - è il principale sospettato. È con lui, infatti, che la povera Antonia aveva appena avuto un appuntamento la sera in cui è morta. Un incontro iniziato con le migliori intenzioni (almeno da parte della donna) e conclusosi in un assassinio lucido e calcolato con precisione chirurgica. Per il momento, però, la procura di Milano non ha indagato formalmente ancora nessuno.

Questa storia incredibile è successa a San Giuliano il 13 febbraio scorso, ma sembra uscita dritta dritta da un giallo di Patricia Cornwell, la scrittrice di Miami inventrice del personaggio di Kay Scarpetta, l’anatomopatologa brava a risolvere delitti e misteri. Quel che stupisce, infatti, è che l’assassino, visto quel che ha fatto, parrebbe incarnare una sorta di Dottor Morte con conoscenze approfondite di medicina. Se non addirittura uno spietato «specialista» dei servizi segreti. E, invece, secondo i carabinieri della compagnia di San Donato che hanno condotto le indagini, «non c’è nessun professionista del crimine chirurgico: è stato un puro caso se chi ha ucciso lo ha fatto a quel modo, ha semplicemente scelto un’arma insolita e letale».

San Giuliano Milanese, lunedì 13 febbraio 2012, via Turati 43, ore 20.05. Antonia Bianco chiama con il suo cellulare il 112. «Fate presto, sto male, mi ha picchiato anche stavolta...» spiega a fatica la donna, mentre il respiro affannoso le inciampa nei denti. I carabinieri corrono, ma prima avvertono l’ambulanza. Quando viene soccorsa, però, la poveretta è accasciata sul marciapiedi, il cellulare a terra, gli occhi spalancati e l’assoluta incapacità di pronunciare una frase sensata. Non parlerà più Antonia Bianco. Giunta al pronto soccorso dell’ospedale di San Donato morirà poco dopo, ufficialmente per un arresto cardiocircolatorio.

Gli elementi della tragedia nata dal caso, del resto, ci sono tutti. Antonia quella sera è uscita dalla sua casa di Milano per incontrare a San Giuliano il suo ex compagno. I due devono parlare del figlio, ma Antonia ha sempre paura quando incontra quell’uomo che ha denunciato più volte per lesioni e stalking. E che, durante la loro relazione, l’ha mandata più volte all’ospedale piena di lividi. E anche stavolta l’uomo infierisce su di lei ma, come si scoprirà più avanti, in maniera molto diversa. E, soprattutto, definitiva. Quando Antonia muore all’ospedale un medico che la soccorre nota una minuscola goccia di sangue sotto la sua ascella, come se la donna fosse stata sottoposta a una puntura impercettibile. Così segnala l’anomalia ai colleghi del centro autoptico di Melegnano che hanno il compito di analizzare il cadavere della poveretta. Gli anatomopatologi non notano niente di particolare, se non la rottura decisamente insolita del ventricolo che ha causato la morte. E che, in una donna sana, non è usuale anche se non impossibile.

Davanti a quel referto l’avvocato della famiglia di Antonia preme per una seconda autopsia all’obitorio di Milano. Durante la quale emergono le tracce del lungo ago che ha trafitto il cuore della povera donna. L’arma del suo assassino.

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