Quel ministro che non sa stare ai patti

Ci mancava Paolo Ferrero che purtroppo non è il titolare dell'omonima industria dolciaria ma è il nostro ministro per la solidarietà sociale. È arrivato a Milano e ha sentenziato che i campi per i nomadi non sono più adatti ci vogliono gli alloggi e di edilizia residenziale pubblica. I nomadi, secondo Ferrero, devono stare fermi. Non è servita neanche la notazione del prefetto Gian Valerio Lombardi che ha ricordato come sul «Devoto-Oli» alla voce «nomadi» si parla di soggetti non stanziali. L'ideologia va anche oltre l'etimo: quel che conta è la battaglia politica e chissenefrega del significato delle parole. Un po' come il matrimonio tra due persone dello stesso sesso. Per il governo Prodi lo Zingarelli è carta straccia, figuriamoci il «Devoto-oli» che forse non erano neanche di sinistra.
Non possiamo neanche dire scherzi a parte perché purtroppo è la realtà. Non sappiamo se il ministro della Repubblica sa che per questo campo rom è stato necessario stilare un patto tra il Comune e gli abitanti del campo. Contenuto del patto: il Comune «fa» il campo, gli abitanti del campo non «fanno» nulla, cioè si impegnano a rispettare la legge. Non c'è male.
E nessuno innalzi la bandiera della solidarietà perché essa è sorretta da un pennone che si chiama legalità. Se manca il pennone la bandiera, come forse sarà noto anche al ministro, cade. Per terra. E non per la legge di gravità, per un'altra legge che si chiama democrazia o, più modestamente, regole per le quali si riesce a stare in tanti nello stesso spazio che è la società.


Che ne dice il ministro Ferrero se, tanto per cominciare, dessimo un'occhiata nei prossimi mesi a chi ha rispettato ovvero non ha rispettato il patto? Non vogliamo fare degli esami, vorremmo avere qualche buona ragione per spiegare ai cittadini milanesi che chi pretende tanto, per bocca del ministro, intanto si attenesse a rispettare quel poco di regole stabilite dalla Repubblica, la medesima alla quale il medesimo ministro ha giurato fedeltà. Di grazia, è chiedere troppo?

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