«Quella bambina era indemoniata»

«Alice piangeva, si disperava, sembrava posseduta dal demonio. Era in braccio alla madre, io l’ho presa per il collo, per non farla cadere. L’ho strattonata, ma non volevo ucciderla». Mauro Bronchi, 38 anni, accusato dell’omicidio della piccola Alice, la bimba di 5 anni - figlia della convivente - morta domenica notte all’ospedale romano Sant’Andrea, ascoltato dai magistrati spiega così la sua versione dei fatti. Ieri il gip Luciano Pugliese ha convalidato il fermo, disponendo una nuova ordinanza di custodia cautelare con l’accusa di omicidio volontario. Dopo un diverbio tra Bronchi e Viviana Di Laura, la mamma di Alice, quest’ultima avrebbe stretto la bambina con forza provocandole anche piccole lesioni e lividi. La donna, 28 anni, resta l’unica testimone e principale accusatrice del compagno. L’uomo avrebbe preso la piccola, portandola in un’altra stanza per picchiarla. Secondo i primi risultati dell’autopsia, Alice sarebbe morta per asfissia dovuta a strangolamento, mentre sono stati rilevati numerosi segni di percosse molto vecchie, lo schiacciamento del torace e un trauma cranico. Non è stato possibile appurare che la bimba non abbia subito anche violenza sessuale.

Intanto, emergono nuovi tragici particolari della vita privata di Bronchi e Di Laura. Alcuni vicini raccontano di un intervento della polizia tempo addietro richiesto dalla nonna paterna naturale della piccola. Pare che a questa non andasse giù il comportamento di Viviana e del nuovo compagno.\

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