Quella busta coi proiettili al "Giornale"

La notizia ci è arrivata in casa alle 14.30 di ieri. Mentre smistava la corrispondenza, il nostro bravo Valerio, della segreteria di redazione, ha trovato una busta gialla indirizzata genericamente al Giornale. Francobollo di posta prioritaria, 0,60 euro, senza il timbro della spedizione. Dentro, tre buste bianche, indirizzate a due ministri e a un viceministro: Padoa-Schioppa, Bersani e Visco. Per ognuna un piccolo proiettile.
Abbiamo immediatamente chiamato la Digos. Sono arrivati e hanno sequestrato il tutto. Ci diranno loro se si tratta di una minaccia seria oppure no, chi c’è o chi ci potrebbe essere dietro, quali sarebbero le sue intenzioni. E magari ci diranno anche perché quel plico è stato indirizzato a noi.
Siccome per tutto il giorno siamo stati tempestati da colleghi, agenzie di stampa, siti Internet, radio, Tv che volevano avere informazioni, gliele abbiamo date. E ora le diamo anche a voi. Vedrete nelle nostre pagine le foto dei proiettili, quei timbri un po’ ballerini e le buste bianche, che portano la dicitura «propaganda elettorale - tariffa ridotta ai sensi della legge 515/93». Non crediamo ci sia molto altro da aggiungere.
Va da sé che mettere un proiettile in un plico e scriverci sopra il nome del ministro è un atto vigliacco e ignobile, che deve essere condannato senza se e senza ma. A Bersani, Padoa-Schioppa e Bersani va pertanto la nostra piena e totale solidarietà.
Per il resto, mi limito a fare due osservazioni. La prima: già qualche settimana fa avevamo ricevuto una lettera minatoria, assai più folkloristica, rivolta al premier Prodi. In quell’occasione il suo portavoce Sircana si concesse il lusso di spiegarci quanto spazio avremmo dovuto dare alla notizia. Forse gli dispiaceva che non lo avessimo consultato.
Ebbene: non l’abbiamo consultato nemmeno stavolta. Non se ne avrà a male, spero. E, anche se a differenza di quella volta, ora le minacce non sembrano così evidentemente posticce (nessun surreale riferimento alla guerra contro Lucio Dalla, per esempio) continuiamo a pensare che questi gesti vadano trattati con le dovute cautele. Se la madre dei cretini è sempre incinta, figurarsi la madre dei cretini pericolosi.
La seconda osservazione riguarda una domanda che ieri molti colleghi mi hanno fatto: «Perché queste lettere arrivano proprio al Giornale?». Oppure: «Non credi che queste minacce siano il frutto di un clima avvelenato?». Intanto io non penso che il clima di questi giorni sia particolarmente avvelenato. Purtroppo il Paese ha vissuto, anche nel recente passato, momenti molto più aspri. Questa mi sembra, anzi, l’ora del dialogo, della trattativa, del costruire. Persino Bossi, come ha ammesso lui stesso, s’è messo a fare il pompiere.
Sul perché i pericolosi cretini abbiano scelto noi come buca postale delle loro cretinerie, poi, non so proprio che cosa rispondere. Come ho anticipato, spero che siano altri a dircelo. Ma quello che tengo a chiarire con voi, cari lettori, è che se qualcuno pensa in questo modo di intimidire il Giornale o di fermare la forza delle sue idee e delle sue inchieste, ebbene, sta sbagliando bersaglio.

Perché noi continueremo a condannare chi maneggia proiettili a sproposito, ma continueremo anche a denunciare con la stessa serenità gli errori e le mancanze di chi ci governa. Non c’è dubbio che quelle buste siano un gesto preoccupante. Ma vanno censurate le lettere anonime. Non gli articoli firmati.
Mario Giordano

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